Sant’Ambrogio vide da vicino la fine dell’Impero romano

Il vescovo Sant'Ambrogio e lo storico Ammiano Marcellino descrivono il caos e le invasioni barbariche che portarono al declino dell'Impero romano d'Occidente. Anche sant'Agostino riflette sul fallimento di Roma nel suo De Civitate Dei.

Si parlava di barbari, nelle precedenti uscite. Ci ho preso un po’ la mano, ma l’argomento è accattivante. Sant’Ambrogio, vescovo di Milano (ca. 339-397 d.C.), assistette ad alcuni dei processi che condussero al disfacimento dell’Impero romano d’Occidente. Scrisse il sant’uomo: "Gli unni hanno attaccato gli alani. Gli alani hanno attaccato i goti. I goti e i taifali hanno attaccato i romani. E non è finita". Pare uno stralcio della canzone intitolata "alla fiera dell’est", di Angelo Branduardi, ma tant’è: il pessimismo di Ambrogio era abbastanza giustificato, si trattava di realismo.

La parte orientale dell’Europa era ormai diventata una polveriera che produceva incredibili "deflagrazioni" di popoli arrabbiati contro l’Impero, pronti a passeggiare nelle terre romane, stanziandosi, depredando, ricattando. Il ricordo della battaglia di Adrianopoli (Edirne, nella Turchia europea) avvenuta nel 378 e considerata una delle più grandi débâcles dell’Impero romano (colpa dell’imperatore Valente), era ancora ben vivo. In quel caso i goti avevano infierito pesantemente.

Lo storico Ammiano Marcellino scrisse: "I goti si sparsero ai quattro angoli della Tracia, mentre i loro prigionieri, o quelli che gli si erano arresi, indicavano loro i villaggi più ricchi, ovunque furono appiccati incendi e commessi grandi massacri" Ambrogio non era l’unico santo che la vedeva "fosca" la faccenda. Nel secolo successivo anche sant’Agostino non era tra gli ottimisti. Agostino fu contemporaneo del grande sacco di Roma, operato dai visigoti di Alarico nell’anno 410 d.C. La più celebre opera di Agostino, il De Civitate Dei (la Città di Dio) fu scritta proprio per sottolineare come la città dell’uomo, Roma, avesse fallito tanto che era opportuno sperare in una Città di Dio, nell’Aldilà.

(puntata 308)

Daniele Sacco