Sesso nel centro massaggi a Pesaro, l’imbarazzo dei clienti in aula: “Ecco cosa succedeva lì”

Processo per sfruttamento della prostituzione nel locale lungo l’Adriatica. I testimoni sfilano in tribunale: “Con 50 euro si poteva andare oltre”

Massaggi hot: in tribunale i "clienti" di quel centro estetico sulla statale Adriatica

Massaggi hot: in tribunale i "clienti" di quel centro estetico sulla statale Adriatica

I più sono silenziosi, hanno lo sguardo perso, tra la paura e l’imbarazzo di quello che dovranno riferire. Di quei piaceri segreti che dovevano rimanere tra quattro pareti e che invece di lì a poco racconteranno al microfono nell’aula del Tribunale. Ma c’è invece chi sfoggia un’inconsapevole tranquillità e verve, ingannando l’attesa con commenti e battute. "Lui non ha dormito dalla tensione" ride indicando uno dei compagni di "sventura", poi si affaccia sulla porta dell’aula, sgrana gli occhi ed esclama in dialetto: "Ma c’è il gabbiot!". Per chiudere con la sua massima: "E per fortuna che non è reato andare con queste signorine perché sennò le patrie galere scoppierebbero".

Ieri è stato il giorno dei "clienti" di quel centro estetico sulla statale Adriatica gestito da una cinese e da un pesarese accusati di sfruttamento della prostituzione, lesioni e rapina. A denunciarli, una loro dipendente, anche lei cinese, che si era rifiutata di fare massaggi con "happy ending" ed era stata picchiata, cacciata dal negozio e rapinata del suo telefonino. Il pesarese, un 55enne che si faceva chiamare Claudio, ha patteggiato la pena a un anno, 9 mesi e 20 giorni di reclusione. Alla sbarra ora c’è l’altra titolare, la presunta maitresse, una 55enne cinese (difesa dall’avvocato Aldo Nocito) e ieri assente, mentre sul banco dei testimoni sono sfilati i cinquesei clienti che hanno confermato quello che accadeva nel suo centro "Afrodite".

"Il tariffario?" chiede il pm Maria Letizia Fucci. "Trenta euro per un massaggio normale, 40 per uno con happy ending e 50 per una prestazione completa" rispondono. Assente invece la presunta vittima, la dipendente, anche lei cinese, oggi 63enne, che non si è costituita parte civile. A ripercorrere quello che avrebbe subito sono stati i carabinieri che hanno svolto le indagini. Tutto era cominciato con la segnalazione, ad aprile 2019, di una residente vicino al centro che aveva chiamato i militari dopo aver notato quella donna scalza e dolorante sulla strada. La vittima aveva detto di vivere a Milano e di aver risposto a un annuncio di lavoro come massaggiatrice. Era venuta in treno fino a Pesaro. E per 15 giorni aveva lavorato nel centro con altre sue connazionali. I due titolari, secondo l’accusa, mettevano le stanze a disposizione con tutto l’occorrente. La cinese avrebbe gestito tutta la filiera del sesso a pagamento: prendeva le telefonate dei clienti, fissava gli appuntamenti, mostrava le ragazze disponibili, pattuiva il prezzo e lo riscuoteva. Ma quando dopo i primi 15 giorni, la massaggiatrice ha preteso la sua parte, la coppia avrebbe reagito con le botte. Il processo riprende a settembre.