"Sfruttati al car wash". Ma i testi ritrattano

Due egiziani imputati per sfruttamento della manodopera tornano in tribunale a Fano. Accusati di reclutare connazionali per lavorare in un autolavaggio, si difendono sostenendo condizioni di lavoro più eque. Rinvio al 29 giugno.

Imputati per sfruttamento della manodopera, tornano davanti al giudice i due egiziani, un 46enne e un 30enne, che nel 2021 erano stati arrestati con l’accusa di aver reclutato alcuni connazionali, arrivati in Italia con i barconi, sfruttandoli nell’autolavaggio "I Faraoni" di Bellocchi, che stracciava la concorrenza con prezzi vantaggiosi ma, secondo l’accusa, sulla pelle dei lavoratori, costretti a turni anche 12 ore al giorno. Una presunta rete di 28 immigrati ridotti in schiavitù. Nel giugno 2022 gli altri due imputati (furono arrestate 4 persone) hanno già patteggiato. Ieri però, davanti al giudice Andrea Piersantelli, i tre testi chiamati a deporre hanno cambiato le carte in tavola sottolineando come "lo zio", il 46enne, non lo avessero mai visto. Sul 30enne, chiamato "il nipote", anche lui titolare dell’autolavaggio, hanno riferito che lavorava con loro alle stesse condizioni. Hanno poi parlato di turni più ’morbidi’, dalle 8 alle 15, e paghe più eque: dai 300 ai 350 euro a settimana, anziché poco più di 200. Rinvio al 29 giugno.

g.m