Si sposa, pochi giorni dopo è arrestato per mafia

Il caso di un residente a Mondolfo, accusato di far parte di una banda di estorsori

Si sposa, pochi giorni dopo è arrestato per mafia

Si sposa, pochi giorni dopo è arrestato per mafia

Pesaro, 16 aprile 2024 – Fiori d’arancio e manette. Francesco Maenza, 48enne di origine siciliana ma residente da anni a Marotta di Mondolfo, è stato arrestato giovedì scorso per partecipazione ad associazione di stampo mafioso, estorsioni e detenzioni di armi ed esplosivi. Si era sposato appena cinque giorni prima, sabato 6 aprile, festeggiando in un ristorante sul lungomare di Marotta: già sapeva che probabilmente di lì a pochi giorni i militari lo avrebbero condotto in carcere e ha voluto coronare la propria storia d’amore con la compagna prima di doversene separare.

Per le condanne ricevute il 48enne, dipendente marittimo di un peschereccio del Fanese, dovrà scontare 10 anni e 6 mesi di carcere. A seguito della condanna, divenuta definitiva con la pronuncia della Cassazione di mercoledì scorso, è stato emesso l’ordine di esecuzione: i carabinieri hanno suonato alla porta del suo appartamento di Marotta dove si trovava in compagnia della neo-sposa per condurlo al carcere di Villa Fastiggi, in regime di alta sicurezza. “Il giorno precedente all’arresto lo stesso Maenza si era presentato alla caserma dei carabinieri dopo aver conosciuto l’esito della sentenza – racconta l’avvocatessa Indiveri, suo difensore – ma gli hanno detto di attendere l’ordine di esecuzione che di lì a poco è arrivato. Da parte del mio assistito c’è stata massima collaborazione".

Pochi giorni prima c’era stata la festa: “saranno lieti di festeggiare con parenti e amici” si legge nella partecipazione alle nozze e i conoscenti della coppia, dai social, non hanno fatto mancare il proprio sostegno e gli auguri. L’arresto di Maenza non è stato l’unico disposto dalla Procura generale di Perugia: insieme a lui, infatti, sono stati emessi altri sei ordini di carcerazione la cui pena totale è pari ad oltre cinquanta anni di carcere. Gli arrestati, tutti italiani, facevano parte di un’unica associazione di stampo mafioso dedita a vari reati: tra questi, l’estorsione ai danni di numerosi gestori di locali notturni della riviera adriatica costretti, con minacce, a pagare il pizzo. Le richieste variavano dai 1.500 ai 2000 euro al mese per ciascun locale.