
Mirco Bannini, titolare della Supercap di Cairo di Mombaroccio che produce tappi
Pesaro, 6 gennaio 2018 - Voleva assumere otto persone. Settore industria, produzione di tappi per bottiglie di distillati. Fabbrica nuova e pulita, aria condizionata d’estate, riscaldata d’inverno, a terra mattonelle modello cucina, operai in guanti di lattice e cuffietta in testa come se fossero panettieri. Li ha cercati per due anni, inutilmente. Alla richiesta di fare turni di notte, fuggivano via tutti. Il Job inviava dei disoccupati ma ci rimanevano poco. L’ultimo assunto ha lavorato cinque giorni e poi si è messo in malattia sparendo dalla circolazione.
Così Mirco Bannini, 47 anni, di Pesaro, titolare della Supercap di Cairo di Mombaroccio, ha avuto l’idea tre giorni fa di chiamare il Carlino: «Non riesco a trovare manodopera per fare i turni. Sembra incredibile ma a Pesaro non c’è nessuno che accetti di lavorare otto ore, con turnazione notturna. Vorrei anche lavorare nei fine settimana ma non ci riesco. Nessuno accetta. Ricordo di aver scritto l’anno scorso a 25 maturandi dell’Itis di Urbino offrendo la possibilità di uno stage finalizzato all’assunzione, ma non ho ricevuto neanche una risposta».
Dopo aver lanciato l’«appello» sul giornale, la Supercap di Bannini è diventata improvvisamente meta di pellegrinaggio. «Siamo allibiti – ha spiegato ieri sera l’imprenditore – in questi giorni sono venute direttamente in fabbrica 124 persone a portarci il loro curriculum. Altre 250 richieste sono arrivate via mail. Ci hanno scritto sia donne che uomini, stranieri e italiani, sia di Pesaro che da molto più lontano. Obiettivamente siamo in difficoltà per affrontare una mole di interesse di questo tipo. Non potevamo sospettarlo nemmeno lontanamente visto come era andata negli ultimi due anni».
Alla domanda di come procederà alla selezione di fronte a 400 richiedenti per 8 posti di lavoro, Bannini dice: «Risponderemo a tutti quelli che ci hanno scritto. Invieremo un questionario, ci saranno domande un po’ più dettagliate sul settore che a noi interessa maggiormente. Chi ha avuto esperienze con materie plastiche avrà qualche chance in più ma in realtà a noi interessa assumere persone serie con voglia di fare, e di migliorarsi. Non ci sono pre-requisiti.
I nostri attuali trenta dipendenti hanno conosciuto il lavoro giorno dopo giorno, apportando migliorie e suggerimenti anche per quanto riguarda la costruzione delle macchine utensili che ci occorrono per le lavorazioni. Quindi, nessuna preclusione». Aggiunge l’imprenditore: «Direi che a questo punto, senza voler negare l’attenzione a nessuno, non accettiamo più richieste di curriculum. Siamo davvero in grande difficoltà a coordinare il lavoro degli uffici con le telefonate che continuano ad arrivare in azienda. Ci stanno chiamando dal primissimo mattino oppure arrivano col giornale in mano. Li ringraziamo garantendo loro una risposta».
Da lunedì comunque si parte: «Chiameremo per dei colloqui chi ha dimostrato di aver lavorato in campi molto simili ai nostri. Se hanno avuto esperienze di meccanica, elettricità, attrezzature, tornio, è ovvio che avranno un’attenzione particolare». La storia della Supercap è questa: Bannini non sa nulla di tappi per bottiglie fino al 1997, quando visita una cantina e qualcuno gli parla di tappi in resina per il vino che stanno soppiantando quelli di sughero.
Per Mirco, che lavora nel settore plastiche, è una lampadina ad alta intensità che si accende immediatamente: «In un anno – dice – abbandono il mio vecchio lavoro, studio come si producono i tappi in resina e compro la mia prima macchina utensile. Ho qualche soldo da parte e mi butto. Nel giro di qualche mese, vedo che le cose funzionano, assumo personale, le richieste di clienti aumentano, vado alle fiere del settore in Europa e ricevo ordinativi immediati di tappi per distillati di pregio, vini, olio.
Creo una rete di rappresentanti del mio prodotto. Comincio ad esportare in tutta Europa, poi in Canada, negli Stati Uniti, e giù in Perù e poi in Messico, dove abbiamo aperto anche una filiale. Produco 120 milioni di tappi l’anno. Vendiamo in Russia e la grande scommessa ora è la Cina, dove il vino e le qualità dei tappi delle bottiglie stanno cominciando ad avere il giusto rilievo. Per questo, lavorare cinque giorni a settimana, seppur giorno e notte, non è più sufficiente. Le attuali tredici macchine utensili vorrei che funzionassero 7 giorni su 7. Mi ero ormai convinto che non sarebbe mai stato possibile. Ora so che mi stavo sbagliavo di grosso».