Tragedia a Frontone, volevano morire insieme. "Perdonateci", poi l'omicidio

La donna avrebbe usato il cavo di un cellulare per soffocare il marito. Arrestata

Omicidio e tentato suicidio nella casa delle vacanze

Omicidio e tentato suicidio nella casa delle vacanze

Frontone (Pesaro Urbino), 11 agosto 2018 - Un biglietto, appoggiato sul comodino davanti al letto. Una quarantina di parole circa, scritte a penna, con la grafia incerta tipica di una persona di 80 anni: «Perdonateci, ma non ce la facciamo più. Vi salutiamo tutti da lassù. Non sopportiamo più questa situazione..., chiediamo scusa a tutti, addio». E’ la firma, disperata, di Maddalena Agostini, accusata di aver ucciso il marito Ugo Ascani, di 5 anni più anziano. Lei, casalinga, è originaria di una località di Cagli che si chiama Collolungo, lui è di lì viicno. Lei faceva la casalinga, lui il muratore. Ora sono molto anziani. Lui ha problemi di Alzheimer, lei è molto depressa. Lei ha ucciso lui, strozzandolo con un cavo, poi ha tentato di suicidarsi con i barbiturici, senza riuscirci: questa è la prima ricostruzione fatta dai carabinieri, coordinati dal sostituto della procura di Urbuno, Irene Liulliu, che ieri sera ha interrogato la donna, accusata di omicidio volontario e ricoverata in Psichiatria, a Urbino.

Il cadavere dell’uomo è steso nel letto, nella loro camera di via Catria, a Frontone, località Ca’ D’Usepio, una quindicina di case a 7 chilometri da Cagli, ammucchiate ai piedi del Monte Catria e del Monte Acuto. Mancano pochi minuti alle 10 quando i pompieri di Cagli entrano nella casetta di campagna passando da una finestra. Li ha chiamati il marito della figlia della coppia, perchè nessuno dei suoceri risponde, nonostante più persone bussino alla porta della loro camera. Dice la consuocera: «Maddalena doveva andare a farsi gli esami del sangue, bussavamo ma non rispondeva. A un certo punto mio figlio ha chiamato i soccorsi». I pompieri entrano alzando la tapparella. Trovano lei, accucciata poprio sotto la finestra, in una posizione anomala: la donna è in stato confusionale, non parla, «non è presente a se stessa», dicono gli inquirenti.

Lui è sul letto, e il medico dell’ambulanza chiamata dai pompieri nota qualcosa di particolare. Sulla gola dell’uomo un solco, un segno rosso, che ha inciso la pelle. E in pochi attimi sul posto arrivano i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, con i colleghi di Fano, Pergola, Cagli. Quella ferita viene subito collegata a quel biglietto di addio. L’anziano quindi è stato soffocato, con un cavo, che ha retto senza spezzarsi il peso di una persona che lo premeva sul collo dell’altra, il peso di lei sul collo di lui. I carabinieri trovano il filo che potrebbe essere l’arma di questo disperato delitto: un cavo della ricarica di un cellulare. La donna viene portata prima all’ospedale di Pergola, poi in Psichiatria. Dopo aver ucciso il marito, ingerisce barbiturici in abbondanza, per uccidersi, ma viene salvata dai medici di Pergola.

La dinamica è apparentemente chiara, ma il pm cerca ulteriori elementi che la rafforzino, ed escludano qualsiasi altra ipotesi. C’è un’effrazione sulla porta della camera, ma è solo quella della figlia, che tentava di aprirla, quando la madre e il padre non rispondevano. Il pm dispone l’autopsia, che si svolgerà oggi, dalle ore 12, all’ospedale di Urbino. Sul posto l’anatomopatologo Mauro Pesaresi, che ha svolto un primo esame sul cadavere. La morte dovrebbe risalire tra le ore 8 e le 9 di ieri mattina, come testimonierebbero anche le ecchimosi sul cadavere, già rigido.

Maddalena, Ugo e parenti erano arrivati in quella casetta di collina mercoledì con la badante. Da Roma. Trascorrevano, come accadeva da anni a questa parte, un paio di settimane, all’ombra di boschi e panorami che sembrano lì apposta per regalare serenità. Quella che anche Maddalena ha cercato, senza riuscirci.