ELISABETTA ROSSI
Cronaca

Umberto Carriera, condanna (lieve) per diffamazione. Assolta la compagna

Condannato a 200 euro di multa per diffamazione aggravata del capo della Mobile e assolto dall’accusa di riprese fraudolente, il ristoratore leader del movimento ‘Ioapro’ ha esultato sui social subito dopo la sentenza

Umberto Carriera e la fidanzata. Lui condannato a pagare 200 euro di multa per diffamazione, lei assolta

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Pesaro, 15 giugno 2023 – Condannato a 200 euro di multa per diffamazione aggravata del capo della Mobile e assolto dall’accusa di riprese fraudolente, Umberto Carriera ha esultato sui social subito dopo la sentenza di questa mattina. “Assolti! Il fatto non sussiste!” ha scritto mettendo in evidenza il lato positivo. Un post che ha sollecitato una replica immediata dei sindacati di Polizia e del difensore del poliziotto.

Ma andiamo per ordine. Quello di stamattina è il processo che ha visto imputati Carriera e la compagna Clarissa Rosselli, (lei sì assolta da tutti i reati e con formula piena) per i fatti del 15 gennaio 2021. Erano i giorni delle restrizioni anti contagio imposte ai locali e Carriera, come leader del movimento ‘Ioapro’, contestava quei provvedimenti con azioni di disobbedienza civile. Come quella di tenere aperto il suo ristorante ‘La Grande bellezza’ di Mombaroccio, in barba ai divieti.

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Una quindicina di uomini in borghese, guidati dal capo della mobile Paolo Badioli, si erano presentati nel locale e il loro blitz era stato filmato dalla Rosselli con il suo telefonino. Carriera aveva poi caricato il video sui social con tanto di commento ("Un’arroganza incredibile, nessuno si è identificato. Denuncerò ciascuno di loro”). E sotto si era scatenata la rabbia di decine di odiatori che si erano profusi in insulti fino ad arrivare a minacce pesanti. Tanto che lo stesso Badioli, costituito parte civile (con gli avvocati Carlo Rampino e Andrea La Torraca), dal banco dei testimoni aveva raccontato di aver temuto per sè e per la sua famiglia. Alla scorsa udienza il pm aveva chiesto 6 mesi di reclusione per Carriera e l’assoluzione per la Rosselli.

Badioli e i tre sindacati di Polizia avevano invece presentato la richiesta di risarcimento danni da 84mila euro (21mila euro a testa). Questa mattina è arrivata la sentenza del giudice Andrea Piersantelli che ha condannato Carriera al pagamento di una multa di 200 euro per diffamazione aggravata contro Badioli. Pena sospesa. Assolto invece “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di aver girato in modo fraudolento il video e di averlo alterato prima di caricarlo sui social. Assolta da tutto la Rosselli. Il giudice ha anche condannato Carriera a pagare 3mila euro di risarcimento danni a Badioli e 500 euro a ciascun sindacato di Polizia. Uscito dall’aula, il ristoratore ha abbracciato la sua compagna. “Siamo soddisfatti” ha commentato il suo difensore, l’avvocato Federico Bertuccioli, che si prepara a fare appello. “Per una questione di principio” precisa Carriera nel suo post. Ma ecco la reazione di uno dei sindacati di Polizia. “In una informazione oramai drogata dai social, se uno leggesse il post del “ristoratore disobbediente”, Carriera, penserebbe che la giustizia lo ha assolto da qualsiasi capo di imputazione per i reati lui contestati, all’indomani della diretta social accaduta durante un controllo effettuato nel suo locale, contravvenendo le disposizioni transitorie, durante la pandemia – scrive il segretario di Silp Cgil, Pierpaolo Frega - Ma proprio per ovviare a questa “disinformazione”, necessario è precisare che “per alcuni reati” il Carriera è stato assolto, per la Diffamazione posta in essere nei confronti degli Agenti intervenuti, vi è stata condanna penale con una multa di 200 euro, nonché al pagamento di 9.000 euro a favore delle parti costituitesi incluse spese di giustizia.

I risarcimenti alle parti civili costituite, vogliamo sottolineare che non sono un trofeo cui i poliziotti vanno orgogliosi di mostrare, quello che vogliamo sottolineare con la condanna di diffamazione: che la condotta del Carriera era fuorilegge. Che per questo è stato dichiarato colpevole e che non vi è stato alcun abuso o prevaricazione da parte di donne e uomini delle forze dell’ordine. Questo per sottolineare che chi lavora in questo territorio lo attua in maniera sana, responsabile e coscienziosa. I fiumi di fango piovuti addosso durante la diretta social e la diffusione del video hanno arrecato danno e disdoro nei confronti di chi tutti i giorni è al servizio dei cittadini onesti, dimostrando serietà e fermezza contro chi viola le regole. Nonostante il meschino tentativo di metterli alla berlina ed esporli alla nuova forma di gogna mediatica. Donne e uomini della Polizia di Stato, non necessitano di dirette o like per affermare il loro ruolo nella società, cosa che si evince collocandoli ai vertici, negli indici di gradimento delle istituzioni, da parte dei cittadini.

Quindi nonostante gli annunci di assoluzione, Carriera si rassegni: la sua è una vittoria di Pirro. (Se non sa chi sia faccia un sondaggio sulle sue pagine social….potrebbe essere un bestiario di successo)”. Il Tribunale di Pesaro, in maniera inequivocabile, ha condannato Umberto Carriera per il reato di diffamazione aggravata commesso nei confronti del Commissario Paolo Badioli. Chiarito questo dato incontestabile – è l’intervento del difensore di Badioli, l’avvocato Carlo Rampino -, le parti civili, tra cui la stessa persona offesa e tre Sindacati della Polizia di Stato, a cui è stato riconosciuto il risarcimento del danno da reato per un totale di 4.500 euro (e quindi anche il rimborso delle spese legali e processuali), accolgono con grande soddisfazione la pronuncia che ha accertato la responsabilità penale del Carriera. Infatti, allo stesso tempo, è stata ribadita una volta per tutte la correttezza dell’operato degli agenti di Polizia, circostanza sulla quale non si può transigere od equivocare, i quali anche in un momento storico di forte tensione sociale ed acclarata criticità, hanno sempre operato in modo esemplare per la nostra sicurezza ed in ottemperanza ai principi costituzionali. È una sentenza sotto certi aspetti storica che afferma la rilevanza di un reato commesso in danno di un funzionario delle Forze dell’Ordine, tutelandone la dignità dell’operato contro forme illecite di prevaricazione. Peraltro, la stessa sentenza si pone perfettamente in linea con la precedente pronuncia della Corte di Appello di Ancona, che ribaltando la sentenza di prime cure del Tribunale di Pesaro, aveva confermato le sanzioni elevate dal personale di Polizia intervenuto nella stessa serata del 15 gennaio 2021 nei locali del ristoratore Umberto Carriera, condannando quest’ultimo anche in quella sede al pagamento delle multe. C’è stato un attacco personale soprattutto al dirigente Badioli di cui viene messa in discussione l’integrità morale e professionale. Che Pubblico ufficiale può mai essere colui che approfitta di norme emergenziali per vessare un povero imprenditore? Il Commissario Badioli oltre ad essere un qualificatissimo professionista è riconosciuto una persona per bene e non si meritava (neppure la sua famiglia) un tale trattamento”.