
"A Urbino, Paolo aveva trovato il suo posto nel mondo", le parole di Valeria Cigliola sono arrivate come un raggio di sole, in un pomeriggio già assolato, che la città ha dedicato alla memoria del giudice che salvò il Tribunale nel 2013. Davanti al monumento a Raffaello, c’erano i colleghi magistrati di Cigliola, gli avvocati, le autorità del territorio, il Prefetto Lapolla, il presidente del Tribunale Massimo Di Patria, il procuratore della Repubblica Andrea Boni, il presidente dell’Ordine degli Avvocati Giuseppe Recupero, il sindaco Maurizio Gambini, la moglie Bernadette Formica, la sorella Valeria, i famigliari: tutti presenti per la consegna del titolo di “Cittadino Emerito post mortem“, conferito dal consiglio comunale, e lo scoprimento della targa “Via Paolo Cigliola Magistrato - Cittadino Emerito“ posta nel tratto che il giudice, già presidente del Tribunale, percorreva ogni giorno.
"Mio fratello è nato a Taranto, è cresciuto tra Taranto e Forlì, ha studiato a Bologna e la sia prima sede di lavoro è stata Biella. Poi nel 2001, è arrivato a Urbino e qui lui ha trovato il suo posto nel mondo – ha riassunto Valeria Cigliola, magistrato –. Ricordo il suo senso di meraviglia con cui scopriva ogni giorno le bellezze straordinarie di questa terra: il campanile di san Francesco che vedeva dalla finestra di casa sua, la vista della città dal Monte, i Torricini, il Palazzo Ducale, i tetti delle case che si scorgono dalla scalinata del Tribunale, la loggia del ‘400 che è davanti. Ha imparato a conoscere tutto di Urbino e ha amato tutto. Il suo lavoro gli permetteva di rendere un servizio alla comunità, un servizio alto e irrinunciabile com’è l’amministrazione della giustizia. Paolo ha avuto la sensibilità di capire che questa terra gli corrispondeva, qui poteva essere se stesso. Tutto il resto è stato naturale e semplice: la porta dell’ufficio sempre aperta, la disponibilità nei casi di bisogno, le chiavi del Tribunale in tasca per entrare anche nei giorni di festa. Da questa comunità, che ha servito con onestà e impegno, Paolo ha avuto tanto: oggi questo legame si rinnova e si consolida".
"Mio marito sentiva di aver fatto solo il suo dovere: scrivere l’ordinanza che ha consentito il mantenimento del Tribunale per lui è stato un atto di amore, spontaneo e naturale. Oggi questo riconoscimento è un atto di amore di Urbino verso di lui", la moglie Bernadette ha ringraziato tutti coloro che hanno portato alla giornata di ieri.
Il sindaco Gambini ha letto tutte le motivazioni della cerimonia, rimandata dal 15 aprile scorso, giorno della prematura scomparsa di Cigliola, morto per infarto a soli 52 anni; il presidente Di Patria ha elogiato la figura di magistrato discreto, umano che rappresentava il suo predecessore, "il pilastro che mi avrebbe consentito di reggere il Tribunale"; il procuratore Boni ha ricordato le parole, uscite sul Carlino all’indomani della salvezza del Tribunale, quando Cigliola definì l’iniziativa di un "piccolo giudice" una grande lezione di democrazia; il presidente Recupero ha infine sottolineato l’impegno sociale e la dedizione per il lavoro con cui Paolo Cigliola ha consacrato la sua vita, onorando anche la città di Urbino.