Pesaro, 8 aprile 2021 - Quando attorno al 1988 per Valentino si apre la stagione del go-kart per gareggiare ci vogliono dieci anni compiuti e lui ne ha solo nove. Problemi? Manco per niente, le 'trappole' esistono per questo: basta qualche innocuo 'pastrocchio' coi documenti per scendere in pista. Naturalmente ci prova anche il babbo Graziano, solo che si dimentica di falsificarli tutti e l'inganno è scoperto.
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E così Valentino si deve fermare per un po'. Ma sono più le volte in cui gli inganni vanno a buon fine. Come a Misano dove vige un regolamento da grande pista: per correre ci vogliono addirittura sedici anni compiuti o la patente di guida per la moto. Facile capire cosa succede, a fare il biglietto è Graziano, ma a scendere in pista nascosto sotto il casco è poi il prode Valentino.
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Che qualche anno dopo, ricordando quei tempi eroici, dirà: "Figurarsi che la patente per la moto per strada l'ho presa solo da grande. Allora di andare a spasso in moto non me ne fregava niente". Vista da fuori, la sua infanzia potrebbe somigliare a quella di un piccolo monaco buddista o di un piccolo bonzo in attesa di illuminazione: circuiti e meccanici, paddock e griglie di partenza, go-kart e minimoto, motori in tutte le salse al seguito del suo babbo Graziano, di professione pilota dalla lunga chioma. Una noia mortale, una vita sviata se poi l'illuminazione non arriva. Ma naturalmente arriva altrimenti non si tratterebbe di una delle più grandi epopee dello sport mondiale moderno ma di una normale storia d'infanzia traviata come tante.
E noi oggi non staremmo certo qui a raccontarla ai posteri. Hai voglia se l'illuminazione arriva e sarà lo stesso Valentino, che capisce tutto prima di tutti, a rivelarlo quando conquisterà il suo quinto titolo mondiale, il terzo consecutivo fra 500 e MotoGp, inventando una maglietta con su scritto: "Ho visto la luce!". La luce la vedono solo i tipi come Valentino Rossi e i Blues Bothers, quella luce, ancora accesa, dice che Valentino non sarà un piccolo bonzo intento a sgiocattolare per casa con motori e motorini, covando magari sordi rancori per una vita diversa e mai vissuta come è capitato a qualcuno di quelli che riposano in pace sulla collina di Spoon River.
Peraltro la storia comincia a fare capolino e a bussare alla porta con la prima data fatidica per il giovane apprendista genio: il 25 aprile 1990 è il giorno del Trofeo Città di Fabriano, prima prova del campionato regionale di go-kart. Valentino ha 11 anni e quello è il giorno della sua prima vittoria, la prima di una serie così lunga che dureà la bellezza di venticinque anni e ancora chissà. Anche qui, a raccontarci come va la gara c'è un documento autografo e autobiografico del 'pilotino'. E' il suo diario, anzi, come li chiama lui, i suoi 'Commenti', come sta seriamente e seriosamente scritto di suo pugno nella parte alta della copertina. Più o meno come il 'De bello gallico' di Giulio Cesare.
Lo stile è quello di un cronista in erba, forse di un possibile futuro scrittore. Un dilemma che, semmai ci fu, non ebbe seguito ma a testimoniare che Valentino sia nato col presentimento delle sue imprese basterebbe leggere cosa sta scritto con un pennarello sull'album delle foto d'infanzia: "Carriera di Valentino Rossi dal 1979". Ma adesso è il 25 aprile 1990, sulla griglia di partenza del Trofeo Città di Fabriano stanno scattando i go-kart in gara, i motori fanno un chiasso infernale, musica per le orecchie della famiglia Rossi. Valentino Rossi parte dalla terza casella..., via...!
(continua)