Pesaro, chiuso l’affare Pica. Vittorio Strapazzini: "Vogliamo accorpare le produzioni della Str"

Il fondatore dell’azienda che opera "per l’80 per cento per la Ferrari" parlando dei tempi dice: "Tutto è nelle mani dell’amministrazione". La firma nello studio del curatore Alessandro Baioni

I dipendenti della Pica ai tempi della chiusura

I dipendenti della Pica ai tempi della chiusura

Pesaro, 31 ottobre 2023 – L’affare Pica è chiuso. Ieri mattina davanti al curatore Alessandro Baioni si è aperta l’unica busta sul tavolo, quella dell’accoppiata Antonio Berloni e Vittorio Strapazzini, il primo per il gruppo "Indel B", l’altro come fondatore della "Str".

Tutta l’area è stata pagata 6 milioni di euro. "L’offerta era unica – dice Baioni – per cui il problema della divisione dei terreni e degli spazi sarà tema dei due acquirenti". Terreni inquinati e esondazione del Foglia? Su questi due punti Baioni, che ha in mano la Pica dal 2018, non ha dubbi: "Problemi di esondazione del Foglia non ce ne sono anche perché gli argini sono alti rispetto al letto del fiume. Quando tutta Pesaro era allagata, alla Pica due gocce d’acqua. Per quello che riguarda l’inquinamento dei terreni, non ci sono problemi: tutti gli anni abbiamo fatto sondaggi e carotaggi". Adesso è solo una questione di tempi per cui il rilancio di questa area è fondamentalmente nelle mani dell’amministrazione comunale e in ballo ci sono centinaia di posti di lavoro, tra la Indel B e la Str.

Antonio Berloni affrontando proprio il tema dell’area Pica aveva pochi dubbi: "Il problema non è tanto costruire un capannone perché ci vogliono pochi mesi, ma tutto il tempo che si perde per stare dietro alle carte e ai permessi". Berloni pare voglia trasferire alla Pica una parte della produzione e l’assemblaggio dei pezzi e dei componenti per la realizzazione dei frigoriferi che la Indel B produce per gli aerei, i carri armati, le roulotte, le auto di gamma alta, i camion ed anche per le grandi catene internazionali di hotel.

Sull’altro fronte Vittorio Strapazzini, il fondatore della Str, gruppo legato all’automotive perché opera per le grandi case del lusso a partire dalla Ferrari, per passare poi attraverso Maserati e recentemente tra i suoi clienti c’è anche l’inglese Aston Martin.

Dice Strapazzini: "I tempi? Dipenderanno dalla volontà della pubblica amministrazione – dice –. Nella nostra area ci sono aziende che hanno grandi capacità e che hanno bisogno di crescere e quindi di dare lavoro. Perché io credo che i dipendenti e i collaboratori siano la più grande risorsa che hanno le imprese. Noi abbiamo fatto questa operazione, insieme all’amico Toni Berloni perché abbiamo bisogno di accorpare le varie attività produttive che abbiamo tra Pesaro, Montelabbate e Senigallia. Anche per una questione di logistica. Stiamo crescendo in maniera molto importante e l’80 per cento del nostro fatturato arriva da Ferrari e ci stiamo espandendo anche all’estero perché già produciamo per Aston Martin in Inghilterra".

Alla guida della Str i mariti delle tre figlie di Strapazzini (Cecchini, Valli e Fabi), un gruppo che nel consolidato arriva a 70 milioni di fatturato con circa 500 dipendenti "e siamo partiti con dieci persone. Perché una delle controllate opera nel settore delle fibre di carbonio anche per il settore delle corse".

m.g.