Marcello Berloni, ecco la sua lettera-testamento: "Ho dato tutto per salvare l’azienda"

L’imprendi tore ha ricostruito di suo pugno le vicende che hanno portato alla vendita della società

Marcello Berloni in una immagine di archivio

Marcello Berloni in una immagine di archivio

Pesaro, 30 giugno 2022 - Prima che la malattia degenerasse, Marcello Berloni aveva scritto una lunga lettera con la quale ha ripercorso il film della sua vita, le gioie e i dolori. Questa lettera, di cui pubblichiamo degli stralci, è un estratto di un racconto lungo 84 anni che sarà al centro di un libro che la famiglia vuole dare prossimamente alle stampe. Ed inizia così: "Sono Marcello Berloni nato nel 1938 in un paesino dell’entroterra pesarese chiamato Serrungarina. All’età di 12 anni mio padre Ettore decise di trasferirsi con la famiglia a Pesaro, esattamente a Santa Veneranda, dove con l’aiuto di un parente di mia madre Aldina ottenne un prestito per acquistare un terreno e costruirci, successivamente, la sua casa. Stiamo parlando della fine degli anni ’50 e la Berloni partì proprio da lì".

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"Arrivammo con mio fratello Antonio alla costruzione della fabbrica di Montelabbate" senza però dimenticare le origini perché con il buon andamento degli affari nei mobili "facemmo anche acquisizioni di terreni per l’azienda agricola che gestivamo. Alla fine del 1994 avevamo potuto acquistare già 300 ettari di buona terra, tutta vicino Pesaro".  Ed ecco altri stralci del racconto.

La notorietà Tv negli anni ’90

"Grazie ai prodotti e alla rete di vendita il nostro brand arrivò all’apice della notorietà in Italia. Le sponsorizzazioni di trasmissioni tv hanno anche rappresentato un contributo alla comunità con il supporto a squadre sportive tra cui basket e boxe".

Espansione commerciale

"Fummo i primi già negli anni ’90 ad avere negozi affiliati monomarca (150 in tutta Italia) inizialmente solo cucine e dopo l’acquisizione di Mobilsystem poi divenuta Berloni Giornonotte anche dei primi Casa Berloni (più di 20 negli anni 2000) con le prime inaugurazioni a Pesaro e a Madrid. Per i rivenditori italiani ed esteri affittammo per due navi della Costa Crociere per lunghe crociere".

L’avventura immobiliare

"Nel 1997 comprammo e ristrutturammo una ex colonia trasformandola in un centro residenziale ‘I gelsi’ attrezzato con spiaggia, ristorante e centro benesse".

Prima le terme di Carignano

"Nel 1990 ci fu l’acquisizione delle Terme di Carignano. Un investimento importante che prevedeva un progetto di sviluppo sia come centro termale che per l’imbottigliamento dell’acqua minerale... Purtroppo una delle prime grandi deelusioni anche se sull’onda dell’entusiasmo iniziale decisi di coinvolgere nella compagine sociale anche Pippo Baudo".

"E’ giusto analizzare la nostra crescita anche con occhio critico, riconoscendo anche i vari errori commessi tra cui probabilmente l’eccessiva diversificazione accompagnata dall’errore di pensare che potevamo offrire allo stesso rivenditore, ormai fidelizzato, non solo più cucine, ma anche il resto dell’arredamento".

L’incendio

"Ci mise la mano un po’ anche la sfortuna con l’incendio del 2003 che ci costrinse in brevissimo tempo ad affreontare un grossissimo investimento non preventivato. A questa situazione dopo un periodo florido si sommò un rallentamento di tutta l’economia fino alla crisi planetaria del 2008 con conseguente crollo dei mercati. Un insieme di congiunture negative".

La coscienza

"Avremmo dovuto cogliere questi segnali di crisi e ridimensionare alcune attività, rivedere alcune scelte e magari chiudere delle divisioni mettendo in mobilità i dipendenti. Non ce la sentimmo di farlo per cui decidemmo di rifinanziare tutte le attività, mettendo a granzia il patrimonio che avevamo".

Il caso Colombini

"Nel 2010 l’ex commercialista della Berloni ci presentò la proposta di un possibile acquirente per il ramo cucine in cui, oltre alla cessione della maggioranza era sancito il diritto dell’investitore di acquistare le restanti quote (quelloe della nostra famiglia) dopo 4 anni. Tale proposta aveva una scadenza (5 giorni) ed era blindata, cioè prendere così o nulla. Non me la sono sentita di abbandonare e consegnare tutto ad un acquirente che non avevo incontrato né conosciuto i suoi piani e le sue intenzioni. Al contrario di mio fratello non accettai e decisi di lottare con tutto quanto potevo per salvare la fabbrica".

L’altra faccia della medaglia

"Non mi capacitavo dell’accanimento che si scatenò contro di me per quel rifiuto. Rimasi completamente spiazzato e profondamente addolorato per il rapporto che si interruppe con mio fratello e i miei nipoti. Sicuramente il dolore e la delusione più grande di tutta la mia vita. Non è passato giorno in cui non continuai a chiedermi ‘perchè‘?’". "Ricordo che nel 2010 eravamo un gruppo da più di 100 milioni di fatturato e 500 dipendenti e avevamo tutto per farlo senza dover ricorrere a terzi, ma, aimè, è mancata questa volontà unanime. Per mia scelta mi ritrovai non solo senza rapporti con mio fratello e i miei nipoti, ma completamente isolato". "Inizia un percorso di relazioni con il mondo bancario attraverso una persona di fiducia, o almeno così credevo. Non posso dare informazioni dettagliate in quanto successivamente ho denunciato tutto e sono in attesa c he il giudice si esprima".

Ottobre nero dal 2011

"Il piano di risanamento fu di fatto un risanamento unilaterale a tutela delle banche che non tenne in nessuna maniera conto del possibile rilancio dell’azienda. Vennero richieste garanzie che fornimmo per un valore di 8-10 volte la cifra erogata. Perché accettai? Avevo speso la mia parola con i fornitori e volevo mantenere le promesse fatte ai creditori. Non avevo altra scelta"."Per effetto di ciò non avendo ricevuto l’ammontare necessario per risanare i debiti e riassestare l’azienda, dovetti scegliere tra portare i libri in tribunale e chiedere il fallimento o presentare domanda di concordato preventivo per dare continuità al marchio provando a creare meno problemi possibili a tutte le famiglie dei lavoratori. Le garanzie prestate l’anno prima finirono sotto il controllo del tribunale a beneficio delle banche e dei creditori".

La consapevolezza

"Credo di aver fatto, assieme a mio fratello e alle nostre famiglie, non solo errori, ma anche qualcosa di buono".