Dominio dall’inizio alla fine La Vuelle passeggia all’Eur

Seconda vittoria stagionale per la squadra di Repesa che non molla la presa. Un paio di passaggi a vuoto e Roma cerca di tornare a galla. Ma non c’è storia

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Virtus Roma

69

Vuelle Pesaro

84

VIRTUS : Hadzic 3, Biordi ne, Beane 16, Campogrande 5, Baldasso 17, Cervi 2, Telesca ne, Hunt 6, Robinso 14, Farley ne, Wilson 6. All. Bucchi.

CARPEGNA PROSCIUTTO: Drell ne, Massenat 17, Filloy 7, Cain 16, Robinson 16, Tambone 2, Mujakovic ne, Basso, Serpilli ne, Filipovity 11, Zanotti 3, Delfino 12. All. Repesa.

Arbitri: Lo Guzzo, Di Francesco, Galasso.

Note - Parziali: 14-18, 32-40, 49-63. Tiri liberi: Roma 711, Pesaro 1322. Tiri da 3 punti: Roma 1023, Pesaro 1126. Rimbalzi: Roma 30, Pesaro 38. Usciti per falli: Baldasso. Spettatori: 100.

Dominata, dall’inizio alla fine, questa seconda vittoria stagionale sul parquet dell’Eur. Meritatissima, dunque. Con un paio di passaggi a vuoto che hanno però permesso alla Virtus di tornare in partita: uno prima dell’intervallo, quando la squadra di Bucchi è risalita dal -16 (22-38) al -8 con cui è andata al riposo; l’altro a 5’ dal gong (62-67), quando Pesaro ha alzato troppo presto le mani dal manubrio. A quel punto c’ha pensato Massenat, che fin lì non aveva lasciato particolarmente il segno. La guardia della Vuelle ha aspettato "che la partita venisse a lui", come piace dire agli americani. Quando Roma si è riavvicinata pericolosamente, Franzt ha acceso la miccia: 11 punti nell’ultimo quarto, sbagliando un solo tiro e smazzando l’assist a Cain che sigilla il suo finale da protagonista, a conferma che con la testa questo giocatore c’è sempre. Mentre Robinson, che fin lì non era dispiaciuto, si fa prendere un po’ troppo dall’ansia anche questa volta, gettando via un paio di palloni per la troppa precipitazione.

Ma parliamo delle cose positive, la prima delle quali è quanto è bello avere un pivot che sa fare il suo mestiere. Tyler Cain vince nettamente il duello con Dario Hunt, che stava viaggiando sin qui a cifre notevoli: è sempre al posto giusto nel momento giusto, soprattutto a rimbalzo. E’ lui a siglare il tap-in che rompe il ’magic moment’ di Roma nell’ultimo quarto (62-69) e spezza l’inerzia che stava scivolando in mani altrui. Oltre a sciorinare una serie di movimenti sul piede perno che fanno godere. La seconda è l’esordio di Beniamino Basso. Qualche ingenuità la commette il ragazzo, ma non sfigura poi così tanto nei 4’ in cui Repesa lo getta nella mischia: 1 rimbalzo, 1 recupero e peccato per la stoppata subìta su quello scarico che poteva regalargli il primo canestro in serie A. La terza è il recupero di Carlos Delfino: nei 16’ che gli vengono concessi, per non forzarne il recupero, illumina letteralmente il parquet segnando 12 punti e acciuffando 5 rimbalzi. Poi quando parte in transizione si può scrivere già due sul referto, per come protegge la palla.

E’ stato bravo anche il coach a cambiare le carte in tavola, partendo con Zanotti in quintetto per avere qualcuno da estrarre dalla panchina che potesse cambiare marcia al match. Difatti Filipovity, partito in sordina, chiude in crescendo: sono sue le triple che affossano Roma in un terzo quarto che pareva aver scritto già la parola fine sull’incontro (36-56 al 26’). Qualche brivido corre ancora sulla schiena e si capisce perché la Vuelle in estate aveva perso settimane nel tentativo di prendere Baldasso, giocatore di assoluto interesse e di grande futuro. Quando molla lui, per Roma è la fine.

Elisabetta Ferri