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Alluvione, arrivano i primi rimborsi. Dopo 19 mesi cresce la speranza: "Ma c’è ancora troppa burocrazia"

Il comitato di Fornace Zarattini: "Il limite di 6000 euro sui beni mobili non è più sufficiente. Molte case pagano il fatto di avere qualche difformità, così non possono fare richiesta di indennizzo".

La discarica dei rifiuti. in via Curbastro, nella zona artigianale di Fornace Zarattini (Foto Giampiero. Corelli)

La discarica dei rifiuti. in via Curbastro, nella zona artigianale di Fornace Zarattini (Foto Giampiero. Corelli)

A quasi un anno e sette mesi dall’alluvione che ha colpito Ravenna nel maggio del 2023, tra gli alluvionati si fa largo un po’ di speranza dopo che chi aveva fatto richiesta ha ricevuto i primi indennizzi. "I rimborsi – fa sapere Enrico Piani, del comitato alluvionati di Fornace Zarattini – stanno iniziando ad arrivare e io ne sono un esempio". Ad agosto Piani ha fatto redigere la perizia, l’ha inserita nel portale Sfinge e a inizio dicembre ha ricevuto la prima metà dell’importo accettato dalla struttura commissariale. A questi, si aggiungerà una seconda rata, per arrivare quasi al 100% della somma che aveva richiesto. "Ad oggi, a Ravenna, però, sono poco più di un centinaio le famiglie che hanno ricevuto gli indennizzi. Il problema è che molti non hanno presentato la domanda", commenta Piani.

A fine ottobre, infatti, le richieste presentate erano 239, di cui solo 144 da parte dei privati. La notizia dei primi rimborsi arrivati sui conti corrente dei ravennati, però, potrebbe convincere anche chi non ha ancora compilato la domanda. "Ultimamente molte famiglie – continua Piani – mi telefonano per sapere a chi rivolgersi per la perizia. Lo considero come un buon segno: vuol dire che stanno prendendo coraggio". Altri, invece, sono frenati dal fatto che la casa dev’essere pienamente in regola per presentare la domanda di rimborso. "Molte abitazioni hanno qualche difformità che ne inficia lo stato legittimo – spiega Piani – e per questo non possono fare richiesta di indennizzo. Queste famiglie dovrebbero fare una sanatoria che, però, può arrivare a costare molto. Non tutti possono permetterselo. Un altro problema è che i tecnici che si sono messi a disposizione degli alluvionati sono pochi: in tre o quattro hanno redatto la maggior parte delle perizie a Ravenna. Questo allunga i tempi". A questo punto, il nodo più difficile da sciogliere per gli alluvionati rimane il rimborso dei beni mobili, il cui tetto è fissato a 6mila euro nonostante le molteplici richieste di aumento. In luoghi come Fornace, infatti, dove l’acqua in alcuni punti è defluita dopo otto giorni, la gran parte dei mobili è marcita senza alcuna possibilità di recupero. "Bisogna lavorare molto sui beni mobili – ricorda Piani – perché 6mila euro non sono sufficienti. A questo proposito, spero che si apra un nuovo tavolo col Governo. La mia idea, che ho già presentato all’ottava commissione del Senato, è allinearsi all’ordinanza che era stata emanata nel 2014 per l’alluvione di Bastiglia- Bomporto, dove la cifra massima peri beni mobili era stata fissata a 15mila euro". Il 31 dicembre, inoltre, è stato presentato il nuovo Commissario per la ricostruzione, Fabrizio Curcio, già a capo della Protezione Civile dal 2015 al 2017 e dal 2021 al luglio 2024. "Nomina che fa ben sperare, anche se noi comitati alluvionati ancora non lo abbiamo incontrato. È una persona stimata trasversalmente e credo che questo possa aiutare la collaborazione tra Regione e Governo".

Lucia Bonatesta