Ravenna, animatore arrestato: "Sesso con altri giovani, approfittava del ruolo"

L’uomo, ai domiciliari per violenza sessuale di gruppo su un 16enne, anche in altri villaggi avrebbe approfittato del suo ruolo di capo

Sarebbero state numerose le volte in cui il 34enne ha fatto sesso con ragazzi

Sarebbero state numerose le volte in cui il 34enne ha fatto sesso con ragazzi

Ravenna, 16 giugno 2022 - Avrebbe avuto rapporti sessuali anche con altri ragazze e ragazze alla prima esperienza di lavoro, approfittando del suo ruolo di “capo“. Emergono nuovi particolari dall’inchiesta della Squadra mobile di Ravenna, coordinata dal Pm Cristina D’Aniello, che ha portato agli arresti domiciliari un 34enne imprenditore milanese, indagato assieme a un suo dipendente 20enne (a piede libero) per violenza sessuale di gruppo per induzione su un 16enne, fatti accaduti la scorsa estate in un albergo di Marina Romea. Il minorenne, lusingato da quella prima offerta lavorativa, era stato assunto per l’estate dal 34enne, titolare di una società di animazione turistica attiva nel settore dell’organizzazione di spettacoli ed eventi nelle strutture alberghiere.

Agli investigatori il ragazzo ha raccontato che quanto gli era accaduto era ormai notizia trapelata tra il personale dell’hotel romagnolo, e aveva sentito da alcune colleghe che la stessa cosa era già successa con almeno altri otto ragazzi, tra maschi e femmine, in un altro albergo a Cosenza, poi in un’altra struttura sempre a Marina Romea con un altro ragazzo di 17 anni, che poi era stato anche licenziato. La polizia giudiziaria aveva così sentito altre animatrici, colleghe del 16enne. Una di queste aveva detto di essere a conoscenza di quegli incontri a luci rosse accaduti col 16enne, ma anche in diverse altre strutture presso le quali operava la società di animazione.

La stessa aveva inoltre saputo che in Calabria l’impresa aveva perso la commessa in una struttura perché i due animatori oggi indagati erano stati scoperti fare sesso con una ragazza in un ambiente dedicato ai bambini, e che in altre strutture era successa la stessa cosa. Il Gip di Ravenna, Janos Barlotti, ha ricostruito la personalità dell’imprenditore inquadrandolo come soggetto pericoloso, in preda ad impulsi sessuali che non è in grado di controllare, e che soprattutto sarebbe solito usare la propria posizione di vertice al fine di creare le occasioni propizie per ottenere prestazioni. Da qui la necessità degli arresti domiciliari, al fine di evitare il ripetersi di condotte analoghe.

Riguardo alla vittima 16enne, descritto come timido sebbene più maturo rispetto alla sua età, il giudice ritiene il suo racconto estremamente credibile. Ciò in ragione del fatto che era contrario a denunciare l’accaduto alle autorità, temendo di perdere il posto di lavoro ma anche eventuali ritorsioni da parte del “capo“, verso il quale aveva manifestato una evidente soggezione.

Lo aveva descritto come una persona alla quale era affezionata, ma anche dalla personalità e dai comportamenti mutevoli, facile a urla e scappellotti, con lui e con gli altri animatori, e che in alcune occasioni lo avrebbe sbattuto contro il muro. A presentare la denuncia erano stati i familiari del ragazzo quando, arrivati a trovarlo a Marina Romea nel luglio 2021, aveva confidato loro, non senza disagio e senso di vergogna, di avere partecipato a giochi erotici col suo capo e, in un’occasione, con un altro animatore, precisando di non essere stato costretto con la forza, ma al tempo di essersi sentito obbligato dalla situazione: "Mi sentivo costretto e l’ho fatto, ma potevo benissimo dirgli no in partenza. La terza volta mi sono svegliato". Il giovane avrebbe voluto continuare a lavorare nella struttura di Marina Romea, ma il padre a metà luglio era corso a raccontare tutto alla polizia. Agli investigatori della Mobile era apparso subito chiaro il rapporto di sudditanza del giovane rispetto all’indagato, del quale aveva ammesso di avere paura. Gli episodi contestati sono in particolare due. Nel primo, il 34enne aveva organizzato una sorta di festino, assieme all’altro dipendente di 20 anni, chiamando il 16enne in una stanza d’albergo a visionare un film a luci rosse, per poi praticarsi l’un l’altro atti sessuali: "Diceva che dovevo lasciarmi andare e di non farmi troppi pensieri".

Al termine del rapporto lo aveva liquidato: "Ora torna con gli altri". Salvo poi, il giorno dopo, richiamarlo, stavolta da solo. Al terzo incontro il ragazzo aveva rifiutato qualsiasi approccio sessuale, e il “capo“ aveva lasciato la riviera. L’arrivo della famiglia del ragazzo aveva portato a scoperchiare il Vaso di Pandora.