Anziano morto a Faenza, indagata l’amica di famiglia

Il pm D’Aniello ha aperto un fascicolo per maltrattamenti a carico di una vicina di casa dell’84enne faentino deceduto

Dalla relazione dell’esame autoptico si capirà se, e come, l’anziano sarebbe morto

Dalla relazione dell’esame autoptico si capirà se, e come, l’anziano sarebbe morto

A metà marzo ci sarebbe dovuta essere l’udienza preliminare relativa al fascicolo aperto per circonvenzione dopo la denuncia presentata da uno dei figli un paio di anni fa. L’anziano protagonista della vicenda – un 84enne faentino – è però morto poco prima dell’Epifania in circostanze che la procura di Ravenna intende ora chiarire. Tanto che il pm Cristina D’Aniello ha aperto un fascicolo per maltrattamenti a carico di quell’amica di famiglia – una ultracinquantenne vicina di casa difesa dall’avvocato Laerte Cenni – per la quale erano stati chiesti chiarimenti nell’ambito appunto della vicenda di lamentata circonvenzione. È in questo solco che sabato scorso il pm ha affidato l’autopsia al medico legale Donatella Fedeli: nell’occasione, oltre all’indagata, è stato avvertito anche il figlio del defunto tutelato dall’avvocato Nicola Montefiori il quale ha dato incarico al medico legale Matteo Tudini. Si attende ora la relazione conclusiva dell’esame autoptico per capire se davvero, ed eventualmente come, l’anziano sarebbe stato maltrattato.

Secondo quanto finora emerso, l’indagata in passato aveva lavorato nei campi degli anziani coniugi - il defunto e la moglie - come bracciante: ne era nato un legame nell’ambito del quale i tre si erano sempre tenuti in contatto. Tanto che la donna nell’ultimo periodo continuava ad aiutare i due in varie incombenze domestiche come portare la spesa e fare le pulizie in casa. Uno dei figli a un certo punto aveva tuttavia presentato denuncia per circonvenzione temendo che la donna si potesse essere appropriata di cospicue risorse economiche dei genitori approfittando del loto stato: per i due era di conseguenza scattata l’amministrazione di sostegno, procedura istituita per tutelare quelle persone che, a causa di un disagio personale, si trovino nell’impossibilità di provvedere ai propri bisogni.

Una storia nella storia questa: inizialmente i due coniugi avevano presentato nel 2019 una denuncia per maltrattamenti verso i figli ritenuta tuttavia infondata e possibile frutto di imbeccata da parte di terzi tanto da essere archiviata. Poco dopo i figli dei due anziani coniugi avevano realizzato che i conti in banca dei genitori erano vuoti e che i due anziani si erano addirittura risolti a vendere gli attrezzi agricoli del loro podere e a chiedere prestiti in giro tra amici e conoscenti (una decina le testimonianze raccolte in tal senso) pur di razzolare danaro.

Il 23 dicembre l’anziano, a seguito di un evento traumatico, non si era sentito bene: e allora era stata l’indagata, in quel momento presente in casa assieme alla moglie di lui, a chiamare il medico di famiglia il quale aveva poi somministrato un farmaco presumibilmente per compensare un problema ematico. Ma nemmeno così la situazione sembrava essere migliorata: era seguita una seconda richiesta di intervento fatta dal medico, questa volta al 118, in conseguenza della quale l’anziano era stato ricoverato. La situazione era peggiorata e l’ultraottantenne era venuto a mancare nella notte tra il 4 e il 5 dicembre. Uno dei figli aveva allora presentato nuova denuncia in procura: per chiedere di vagliare l’ipotesi di maltrattamenti aggravati dall’evento morte. Tra le altre cose, si chiedeva pure di fare luce su una possibile caduta dell’anziano dalle scale.