Daniela Poggiali, assoluzione definitiva

Non è stato depositato il ricorso in Cassazione contro la sentenza di proscioglimento per il decesso del paziente Massimo Montanari

Daniela Poggiali

Daniela Poggiali

Ravenna, 11 marzo 2022 - L’ultimo giorno utile era ieri. Ma entro i tempi fissati dalla legge non risulta essere stato depositato alcun ricorso in Cassazione. La logica conseguenza è chiara: la sentenza di assoluzione dell’ex infermiera 49enne Daniela Poggiali pronunciata per l’accusa di omicidio volontario aggravato di un suo paziente, il 95enne Massimo Montanari di Conselice, può essere considerata definitiva. Passata in giudicato insomma, come dicono gli addetti ai lavori: scenario che si verifica o al netto di una conferma in Cassazione o, come in questo caso, qualora la sentenza non venga impugnata entro i termini previsti, cioè 45 giorni dal deposito delle motivazioni. In sintesi, per il fascicolo Montanari l’imputata è assolta per sempre e senza nemmeno dovere imboccare la strada romana della Suprema Corte.

Un risultato non certo pronosticabile quando il 15 dicembre del 2020, al termine del rito abbreviato, la 49enne era stata condannata dal gup del tribunale di Ravenna a 30 anni di reclusione per poi finire la vigilia di Natale in carcere in ragione di un’ordinanza di custodia cautelare. Una misura restrittiva che era stata confermata sia dal Riesame che in Cassazione: tanto che la corte d’assise d’appello di Bologna il 25 ottobre scorso non solo aveva assolto l’ex infermiera "perché il fatto non sussiste" ma ne aveva disposto la contestuale liberazione.

Montanari era improvvisamente deceduto all’‘Umberto I’ di Lugo la notte del 12 marzo 2014, cioè alla vigilia delle annunciate dimissioni dall’ospedale. L’ipotesi dell’accusa insisteva su una iniezione letale di potassio cloruro o di insulina; e su un movente preciso: dare corso alle minacce pronunciate cinque anni prima alla segretaria del 95enne al tempo datore di lavoro del compagno. Scenario sconfessato dalle motivazioni dell’assoluzione depositate a fine gennaio. In particolare secondo il giudice estensore Paola Passerone, come sostenuto dalla difesa – avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera –, “la causa di morte naturale nel caso di Massimo Montanari, resta l’alternativa più plausibile e verosimile”. Il conto alla rovescia per il deposito dell’eventuale ricorso della procura generale bolognese, era partito un paio di giorni dopo: ieri l’epilogo.

A questo punto si attende solo la decisione sul fascicolo la cui apertura aveva fatto scattare le indagini sulla Poggiali: quello per la morte della 78enne Rosa Calderoni, paziente di Russi deceduta la mattina dell’8 aprile 2014 a poche ore dal ricovero a Lugo. In questo caso alla condanna in primo grado all’ergastolo, erano seguite altrettante assoluzioni in appello sconfessate dalle conseguenti Cassazioni. Ultimo atto, l’appello-ter culminato sempre il 25 ottobre con terza assoluzione. Qui però le motivazioni non sono ancora state depositate.