Benvenuto aprile, fra antichi proverbi e voglia di primavera

Nel mese di aprile, ricco di memoria e tradizioni, la natura si risveglia e i contadini ricordano il lungo inverno. Le città come Forlì e Ravenna si animano di visite e antichi proverbi celebrano santi e costellazioni.

Il poeta Thomas Stearns Eliot in ’The waste land’ scrisse che: "aprile è il mese più crudele", perché "genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio, eccita molli radici con uno scroscio di pioggia". In realtà in questo mese ricco della memoria di santi conosciuti: san Giorgio, san Marco, santa Caterina da Siena e san Mercuriale che a Forlì ha la sua bella e antica abbazia, è anche il mese dove ci si risveglia dal letargo invernale, e con le giornate che si sono allungate, la terra ricomincia il suo ciclo, ed è una bellezza vedere in campagna una ricca fioritura di piante di ogni genere e di alberi tra i quali spiccano il ciliegio coi suoi fiori bianche e, specie da noi in Romagna, il pesco. Un fermento che dovrebbe dare gioia allontanando, quando c’erano nei tempi passati, nevi abbondanti.

Ora tante cose sono cambiate, ma il ricordo, specie per i contadini, resta, del lungo inverno. E fra i tanti proverbi di una volta, mi piace ricordare quello relativo a san Mercuriale che suona: "Par san Mercuriel, e’ pcon int e’ grambiel" ("Per san Mercuriale il boccone nel grembiale"). Infatti, ricordando il primo vescovo di Forlì, in questo periodo era usuale accompagnare il lavoro dei campi con una merenda che le donne portavano nel grembiule a chi si trovava nell’aia o nei campi. Anche la nostra Ravenna, soprattutto in questo mese, vede le strade popolarsi di scolaresche e di gitanti da ogni parte d’Italia che vengono a visitare i nostri monumenti e le nostre basiliche, portando a casa un ricordo magari in mosaico, perla della nostra città. Ma un altro proverbio riguardante la santa di Siena, patrona d’Italia con san Francesco, ci ricorda che "Par santa Cataréna u tramonta la Galena". Il proverbio si riferisce alla costellazione delle Pleiadi che in questo periodo si vede tramontare a Ponente, un’ora dopo il calare del sole. Alle popolazioni rurali erano note queste costellazioni e come osserva Tonelli, studioso di queste tradizioni, era proprio la ‘Ciuzeta’ (nome dialettale di quella costellazione) che alzandosi in cielo sulla mezzanotte, indicava il momento di sciogliere le consuete veglie. Oggi, purtroppo, non siamo più avvezzi a scrutare il cielo e quindi non riusciamo a meravigliarci della bellezza del creato.

Nevio Spadoni