"Business sulla pelle dei defunti"

Gli addetti degli obitori favorivano imprese funebri in cambio di soldi

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L’indagine dei carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna su un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzzione e ad accaparrarsi i funerali di pazienti defunti, ha portato ieri mattina a una custodia cautelare in carcere per un operatore addetto alla camera mortuaria di Faenza, il 64enne Riccardo Pirazzini. La medesima ordinanza emessa dal Gip Andrea Galanti su richiesta del Pm Daniele Barberini, ha portato agli arresti domiciliari altri quattro tecnici sanitari addetti alle camere mortuarie di Faenza e di Lugo – Davide Gulminelli, Davia Turchi, Raffaella Leoni, Piera Marani – e un impresario di pompe funebri, il 57enne Bruno Donigaglia.

Infine per 10 altri titolari di onoranze funebri sparsi sui territori del Faentino e del Lughese sono scattate interdizioni all’attività professionale per periodi compresi tra 10 mesi (Bruno Fabbri, Giovanna Berardi, Gabriele Pirazzoli, Gianpiero Calderoni, Marco Antonio Arias Gurrero, Rodrigo Ruben Arias Martinez, Cristian Patuelli) e 12 mesi (Franco Capozzi, Nevio Neretti, Sergio Farolfi). In totale l’inchiesta vede 37 persone indagate (tra cui anche dipendenti delle imprese) di cui 16 destinatarie di misura cautelare. Secondo le indagini, andate avanti tra gennaio e maggio 2020, esisteva un sodalizio tra alcuni addetti alle camere mortuarie e diverse imprese funebri. In particolare i primi, in cambio di danaro da parte delle seconde, per l’accusa avevano fornito servizi che esulavano dai loro compiti: vedi la preparazione e la vestizione delle salme usando peraltro mezzi del servizio sanitario nazionale. Inoltre - prosegue l’accusa - segnalavano alle pompe funebri amiche le cosiddette salme libere, cioè per le quali i parenti non avevano ancora dato indicazioni. Erano sempre loro che si adoperavano per assegnare le camere ardenti migliori a loro vantaggio. E che facilitavano o meno gli ingressi in obitorio assumendo atteggiamenti definiti dagli inquirenti di ostruzione verso quelle pompe funebri che non facevano parte della contestata associazione. Queste erano così obbligate a seguire in maniera scrupolosa tutti i regolamenti: intanto quelle del giro invece potevano applicare tariffe più basse grazie alle agevolazioni in determinati passaggi burocratici.

Le agenzie funebri coinvolte sono le seguenti: ’Donigaglia Bruno e C’, ’ AMF’, ’Neri Umberto’, ’Valentini di Farolfi Sergio e C’, ’Gamberini di Fabbri Bruno, Berardi Giovanna e C’, ’PTM’, ’Cortesi di Arias Gurrero Marco Antonio e C’, ’La Lughese di Pirazzoli Gabriele e Calderoni Gianpiero’. Queste avrebbero fatto la parte del leone, mentre ruoli ritenuti più marginali hanno avuto le imprese ’Poggiali di Ravagli Giovanna e C.’, ’L’Orchidea’, ’Dal Fiume’, ’Pompe funebri marmista Fenati Giorgio’, ’Cassani Costanzi di Costanzi Gabriele e Matteo’, ’Morini Giuseppe e C’, ’Ugolini di Davide Ugolini’ e ’Lionetti Pasquale’.

La Procura di Ravenna ha stimato il giro d’affari delle persone coinvolte nell’inchiesta sulle pompe funebri in circa 100 mila euro all’anno, con guadagni per ogni singolo addetto compiacente quantificati in 15-20 mila euro. Le imprese di onoranze coinvolte potevano allo stesso tempo arrivare a risparmiare sui costi un buon 50-70%: basti pensare che per la vestizione dei defunti pagavano tra 30 e 60 euro invece di 120-140 euro.

Lorenzo Priviato