Cesare Sangiorgi morto, una vita in prima linea

Comandante dei vigili del fuoco e precursore della Protezione civile. Guidò i soccorsi durante terremoti e attentati. Aveva 94 anni

Cesare Sangiorgi in una foto del 2017

Cesare Sangiorgi in una foto del 2017

Ravenna, 11 luglio 2020 - È morto l’ingegnere Cesare Sangiorgi: fu comandante dei vigili del fuoco di Ravenna e Bologna, poi ispettore regionale e ispettore generale per l’Italia. Aveva 94 anni. I funerali si svolgeranno lunedì alle 15 nella chiesa di San Biagio. *** Mancava poco alla mezzanotte del 2 agosto 1980, il giorno della strage alla stazione di Bologna, quando Sangiorgi, comandante dei vigili del fuoco della città felsinea, dopo aver scavato fra le macerie per tutto il giorno ebbe la certezza della bomba. "Trovammo il cratere e mi accorsi che fra la polvere c’erano tante palline scure: tipico prodotto dell’esplosione di una carica di plastico. Corsi all’albergo dove c’era il presidente Pertini. Fui il primo a dargli la certezza dell’attentato. Ringraziò e restò in silenzio" mi raccontò Sangiorgi nel marzo del 2017.

Nessun altro ufficiale dei vigili del fuoco, più dell’ingegnere Cesare Sangiorgi, faentino di nascita, ravennate d’adozione, in 37 anni, dal 1954 al 1991, si è trovato in mezzo alle grandi tragedie della seconda metà del Novecento. In Italia, ma anche all’estero, nelle città devastate dai terremoti in Algeria, Marocco, Messico, Armenia. Appena entrato nel corpo, fu mandato a Firenze come vice comandante poi nove anni dopo, nel ’63, assunse il comando a Ravenna. E poco dopo ecco il primo impatto con le grandi tragedie, il crollo della diga del Vajont. Con una squadra di vigili ravennati partì subito: per arrivare a Longarone occorsero ore e ore. Suo compito fu quello di coordinare l’intervento dei vigili accorsi da vari comandi. "Non c’erano vivi da salvare, ma solo cadaveri da recuperare e identificare".

Tre anni dopo, la disastrosa alluvione di Firenze. Lui, che conosceva la città, fu incaricato di coordinare gli ‘Angeli del fango’, i ragazzi accorsi da ogni parte del mondo per salvare i tesori d’arte. "La Protezione civile non esisteva, era tutto improvvisato, ma la grande forza di volontà di tutti riuscì a farci superare i mille problemi". Dieci anni dopo, maggio ’76, di nuovo emergenza, il terremoto del Friuli, e poi quello in Irpinia, nel 1980. All’epoca sul fronte dei disastri naturali operavano i militari di leva, ma senza attrezzature adeguate, senza coordinamenti. "Fu proprio sulle macerie di Gemona che con Zamberletti, nominato commissario governativo, cominciai a parlare di dar vita a un’organizzazione strutturata per questo tipo di interventi. Fu l’avvio della Protezione civile in Italia, un discorso che poi si perfezionò sulle macerie del terremoto in Campania". Nel 1977 Sangiorgi assunse il comando dei vigili del fuoco di Bologna, poi fu nominato Ispettore regionale.

All’antivigilia di Natale del 1984 fu lui ad accorrere a San Benedetto Val di Sambro: 15 morti, 300 feriti sul rapido 904 dilaniato da un’esplosione. "Dieci anni prima su quella linea avevamo raccolto i morti dell’Italicus". Nel 1985, la nomina a Ispettore generale del corpo, il numero uno in Italia, con tante missioni sui fronti di disastri nel mondo. Nel ‘91 il pensionamento. Tre anni dopo la candidatura a sindaco di Faenza per il centrodestra. Vinse il centrosinistra. Poi il ritiro a vita privata.