Cinque giorni con l’arte di Marco Bravura

Torna a esporre a Ravenna, da sabato al 21 dicembre alla Pallavicini Art 22: "In mostra anche una serie di mosaici"

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di Roberta Bezzi

Marco Bravura torna a esporre nella ‘sua’ Ravenna, alla Pallavicini22 Art Gallery, dal 17 al 21 dicembre, con la mostra ‘Per quindici anni mi sono coricato presto la sera’, a cura del critico Luca Maggio. L’artista, di ritorno dalla Russia, sarà presente sabato prossimo dalle 17, per ripercorrere il suo iter creativo, a metà fra "una sorta di incessante e seducente inno alla vita e un aspetto più critico e sociale, talvolta non privo di ironia", come ama definirlo.

Bravura, la personale ha un titolo curioso. Come nasce?

"Viene dall’incipit della ‘Recherche’ di Marcel Proust, una lettura che ho ripreso con piacere in quanto aderisce al mio vissuto di questi ultimi 15 anni, in Russia. Non avendo opere recenti, che si trovano tutte oltre confine, ho pensato di raccontare e mostrare in video e fotografie il tanto lavoro fatto nelle mie giornate "coricandomi presto la sera". D’altra parte, il mio studio è sempre nello stesso edificio in cui vivo, per evitare qualsiasi dispersione di tempo".

Quali sue opere saranno comunque in mostra?

"Una serie di mosaici che alcuni collezionisti mi hanno prestato. Mostrerò una parte del video ‘Marco Bravura, My Life in Russia’ prodotto dalla Tv Russia Beyond".

Qual è il suo rapporto con la Russia, in particolare con Tarusa? Che stimoli le dà?

"In Russia, ho ritrovato lo stesso tipo di fermento, di apertura, di energia creativa, vissuto durante l’infanzia nel dopoguerra, quando tutto sembrava possibile. Tarusa si è rivelata la città ideale per sviluppare i miei progetti, grazie all’incontro con Ismail Akhmetov, mecenate illuminato, innamorato letteralmente del mosaico contemporaneo. Mi ha offerto un laboratorio di grandi dimensioni, con disponibilità illimitata di materiali". Qual è il bilancio di questo pendolarismo Italia-Russia?

"Sicuramente positivo. Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, ho realizzato molti progetti che in Italia avrei avuto difficoltà a portare avanti, poi molte mostre in musei importanti, alcune con un numero sorprendente di visitatori sorprendente, e collaborazioni con l’Istituto Italiano di Cultura a Mosca e molto altro. Anche dal punto di vista della quotidianità, mi sono trovato bene. Avevo pregiudizi per questa zona del mondo, ma conoscerla, viaggiare fino al Bajkal, gli Urali, tante splendide città di cui non conoscevo l’esistenza, avvicinarsi alle loro tradizioni, essere accolti nelle loro case, ha confermato ancora una volta che conoscere è l’unico modo per non continuare nel pregiudizio".

Inevitabile chiederle cosa è cambiato in questo pendolarismo con la guerra?

"Nella pratica del mio lavoro assolutamente nulla. Ma gli spostamenti si sono notevolmente allungati: prima di febbraio in tre ore circa rientravo a Ravenna, ora è più un peregrinare con giorni di viaggio in autobus, treno, aereo. Anche se molti amici hanno abbandonato il paese, chi è rimasto ha manifestato a me e a mia moglie Daniela affetto e gratitudine come mai prima. La cultura come ponte di amicizia tra le persone, è un privilegio toccarlo con mano".

Quali sono i suoi prossimi progetti?

"Al rientro a Tarusa mi aspetta una commissione per una scultura di sette metri. Poi, conto finalmente di realizzare una scultura a cui tengo molto, intitolata ‘KM 101’, dedicata alla memoria di quanti arrivarono a Tarusa a causa della regola che confinava i dissidenti o i sopravvissuti dai gulag a vivere 101 chilometri lontano dalle grandi città".