Conto alla rovescia per il ritorno a scuola, ma saremo pronti?

Fra non molto inizierà l’anno scolastico. Dopo tre anni in emergenza per la pandemia, tra chiusura e didattica a distanza e confusione nelle direttive, ci si augura di ritornare finalmente alla normalità. Però, comunque sia, i problemi dell’istruzione restano, come l’imperversare e l’appesantirsi della burocrazia che spesso si diffonde per sigle non molto comprensibili e che si possono confondere tra loro: Ptof, Pcto, Pia, Pai, Pdp, Dad, Dsa, Rav, Invalsi, Idei e altre ancora.

Sento che la maggior parte degli insegnanti vive una situazione di profondo disagio, non solo perché mal pagati, ma perché l’insegnare, che vuol dire principalmente instaurare un rapporto intenso con gli studenti, è diventata l’ultima preoccupazione del sistema scolastico. Certo che anche la scuola del passato aveva le sue pecche, ma per tanti aspetti era ancora scuola e in primis palestra di educazione. Non stupisce quindi come si sia passati da un eccesso ad un altro, leggendo dai giornali che un genitore arrivi a sputare in faccia ad un insegnante perché si è "permesso" di redarguire il proprio figlio. E i dirigenti, cosa possono fare in una scuola dove si deve ad ogni costo promuovere con alti voti per avere risultati di eccellenza? Non è certo la scuola dei miei tempi dove ci si doveva alzare in piedi e salutare l’entrata del professore. Succede oggi che, a volte, non si saluta neppure, e questo perché già dalla famiglia non sempre viene inculcato il senso del rispetto, ma solo quello dei diritti da rivendicare, e guai a sgridare un ragazzo: il cocco o la cocca di mamma e papà non si tocca. Con questi presupposti, che tipo di collaborazione ci potrà essere tra scuola e famiglia?

E vogliamo parlare dell’uso improprio dei social nelle mani di studenti che oltre ad estraniarli da veri rapporti sociali, contribuiscono a impoverire linguaggio e sintassi, così che arrivano spesso all’università con difficoltà ad elaborare un testo scritto in un italiano corretto? Anche il fenomeno del bullismo è cresciuto, e con esso l’abbandono scolastico. La confusione poi di direttive nel periodo cocente del Covid ha fatto il resto. Quanti volumi e direttive, di carattere pedagogico, psicologico o sociologico, spesso di provenienza ministeriale si sfornano, ma per chi, e per che cosa?

Nevio Spadoni