Delitto del cacciatore, chiesta nuova proroga

Altri sei mesi di indagini per valutare tutto il materiale raccolto sull’omicidio del 49enne Felice Orlando a Castel Bolognese

Delitto del cacciatore, chiesta nuova proroga

Delitto del cacciatore, chiesta nuova proroga

Che ci si trovasse davanti a un caso particolarmente complicato, lo si era intuito da subito. Da quando cioè la mattina del 30 ottobre 2022, una domenica, il suo cadavere era stato ritrovato dal padre tra i filari di kiwi in un campo di Castel Bolognese non distante dalla sua abitazione e a ridosso di una canaletta. Nessun testimone, nessuna telecamera, nessuna traccia di sangue; a disposizione nemmeno l’arma del delitto ma tanti possibili moventi.

E così per l’omicidio di Felice Orlando, l’operaio 49enne di origini cosentine ma da tempo trapiantato in Romagna e ucciso tra le 18.30 e le 19 del 29 ottobre di due anni fa, la procura ha chiesto un’ulteriore proroga delle indagini preliminari fino a metà settembre. Nel frattempo è possibile che gli inquirenti vogliano principalmente valutare tutto l’impotente materiale fin qui raccolto dai carabinieri del nucleo Investigativo e del Ris per decidere quali delle due possibili strade imboccare: se esercitare l’azione penale o piuttosto se chiedere al gip l’archiviazione del caso.

Sono due uomini gli indagati, peraltro iscritti in momenti differenti e con scenari alternativi (o l’uno o l’altro): un residente, difeso dall’avvocato Giovanni Scudellari. E una persona molto vicina al defunto (avvocato Lorenzo Valgimigli). Secondo i rilievi tecnici, il 49enne, uscito per una battuta di caccia, era stato freddato con due colpi da distanza ravvicinata (uno alla schiena tra 1,5 e 3 metri e poi il colpo di grazia alla nuca da 30 centimetri) esplosi con un fucile da caccia di diverso calibro (16) di quello che si era portato appresso: un più comune calibro 12, mai ritrovato.

Chiaro è che dagli accertamenti eseguiti, non sono emersi elementi tali da imprimere una svolta al caso. In quanto ai due indagati, una volta convocati per essere interrogati, avevano deciso in un caso di avvalersi della facoltà di non rispondere e nell’altro di ribadire, attraverso spontanee dichiarazioni, la propria estraneità ai fatti contestati.

La svolta netta non è giunta nemmeno dalla lettura genetica del materiale biologico raccolto. In particolare nel volantino trovato nell’auto di uno dei due indagati, le tre macchie isolate dagli inquirenti non solo non erano risultate essere della vittima: ma non si trattava nemmeno di sangue. Nella consulenza, esiste tuttavia un particolare che - se letto in chiave accusatoria - potrebbe fornire uno spunto per delineare un possibile movente. Va però considerato che le verifiche coordinate dal pm Silvia Ziniti, hanno aperto la strada ad altri eventuali moventi o comunque a contesti nei quali ricercarli.

Il 49enne ad esempio giocava alle slot e in qualche caso aveva chiesto prestiti in giro. Inoltre con alcuni compagni come lui appassionati di caccia, avrebbe cacciato anche in ore notturne o in luoghi forse non consentiti. E poi alla sua morte, alcuni animalisti avevano brindato. Al vaglio degli investigatori, c’erano finiti pure alcuni rapporti con amanti e taluni dissidi in ambito più stretto.

Andrea Colombari