
L’inchiesta della Finanza era scattata a dicembre 2017 da una verifica fiscale. Il prossimo mese i giudici decideranno sulle eccezioni preliminari.
Ci sono i vertici dell’azienda. Ma anche diversi imprenditori per un totale di 31 posizioni. Dopo un primo passaggio in tribunale a metà maggio scorso con conseguente cambiamento di giudici per ragioni organizzative, si è formalmente aperto ieri mattina il processo sulla Mib Service. Inps si era già costituita parte civile. Per sapere come il collegio si esprimerà sulle diverse eccezioni sollevate dalle difese, occorrerà tuttavia attendere la prossima udienza fissata per il 23 ottobre.
Il fascicolo arriva dall’udienza preliminare di metà dicembre davanti al gup Janos Barlotti: in quella sede tre degli indagati erano stati assolti in quanto i fatti loro contestati, erano stati ritenuti particolarmente tenui. Inoltre per 29 capi d’imputazione sparsi tra vari accusati, era stato pronunciato un proscioglimento per prescrizione. E per 10, via libera al patteggiamento.
Secondo quanto contestato sulla base delle indagini della guardia di Finanza, Mib Service srl era nata nel 2010 con il dichiarato scopo di affiancare gli imprenditori del settore turismo, ristorazione e discoteche fornendo loro consulenze mirate: un fenomeno del quale si era a lungo parlato in città e non solo. Ma la srl si sarebbe poi trasformata in una sorta di cartiera evoluta attraverso un elaborato metodo di riassunzione dei dipendenti e, in alcuni casi, degli amministratori delle stesse aziende clienti.
L’inchiesta era scattata il 14 dicembre 2017 da una verifica fiscale in merito al rispetto della normativa tributaria sull’Iva per
il periodo 2013-2016 poi via via ampliato fino al 2019. Il 15 giugno 2019 era piombato un primo decreto di sequestro preventivo nei confronti dei vertici societari per associazione per delinquere parzialmente riformato dal tribunale del Riesame. La configurabilità dei reati contestati era però rimasta intatta trovando conferma anche in Cassazione. Secondo quanto contestato, Mib, dopo avere sottoscritto i contratti di appalto, "assumeva i dipendenti già impiegati". Le verifiche avevano finito dunque per coinvolgere una trentina di imprenditori, soprattutto del settore dell’intrattenimento o della ricezione alberghiera: perlopiù accusati di avere usato fatture relative a operazioni inesistenti.