Ravenna, maxi condanna per l’erborista stregone

"Riti magici nel suo negozio", ai clienti offriva strane pratiche con amuleti. Ora dovrà risarcire le vittime, una di queste fu spinta a licenziarsi

Magia

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Ravenna, 9 gennaio 2019 - Alcuni clienti lo accusavano di aver spillato loro molti quattrini, a suon di riti magici, facendo credere che per scacciare il maligno e le negatività di cui erano carichi quello era il solo modo. Per contro lui, il 50enne erborista Sebastiano Severi, imputato per truffa, si difendeva sostenendo che erano loro, al contrario, ad averlo coinvolto in pratiche esoteriche cui lui inizialmente era estraneo. Il giudice, Federica Lipovscek, ha dato ragione ai primi, condannando il commerciante a due anni e dieci mesi di reclusione – 10 mesi in più di quanto chiedeva la Procura –, disponendo inoltre un cospicuo risarcimento (un totale di circa 30mila euro) alle persone che avrebbe raggirato, parti civili con gli avvocati Marco Mercatali e Francesca Silvestroni.

Secondo l’accusa – ieri in aula col viceprocuratore onorario Katia Ravaioli – l’erborista non si limitava a vendere tisane e integratori, ma ai propri clienti offriva strani riti da praticare nel soppalco con specchi, talismani e amuleti, pietre magiche e candele, formule e preghiere di gruppo. E talvolta dava anche i compiti a casa. La prima a denunciarlo, nel 2013, fu la titolare di una casa di riposo di Mezzano, cui gli affari andavano male perché, «mi disse, su di me c’era negatività».

A lei, che per farsi togliere il malocchio investì in ciondoli e similari un capitale, 28mila euro, gliene dovrà restituire 15mila subito, il resto in sede civile. Ma nel giro finirono anche la figlia e l’allora fidanzato di lei, un 34enne (5mila euro di provvisionale) che fu indotto a lasciare il lavoro credendo davvero che i colleghi gli avessero fatto delle fatture: «Mi disse che aveva visto in sogno potenti stregoni che avevano sepolto la mia foto al cimitero».

Secondo i legali delle vittime Severi «ha lavorato sapientemente, conquistando la loro fiducia». Questo soprattutto nel caso del più giovane, che partito con l’acquisto di fiori di Bach si ritrovò senza occupazione. A loro l’imputato avrebbe detto inoltre che «eravamo il gruppo eletto per aiutare l’umanità contro il maligno».

Secondo la difesa dell’erborista – avvocato Paola Brighi – la verità era altra. E ha cercato di dimostrarla sostenendo che il commerciante faceva sì fatture, ma fiscali. E che quelle trovate durante la perquisizione erano autentiche e recavano la firma delle presunte vittime, che invece le reputano false.

«Mai visto – osserva – un mago che fattura le sua magie». Inoltre la denuncia della titolare della casa di riposo sarebbe stata strumentale poiché «interessata sotto il profilo economico». Ciò in quanto la stessa, che aveva pagato l’erborista con assegni postdatati, era in stato di insolvenza, e se non li avesse fatti bloccare con la denuncia sarebbero andati in protesto. Non a caso la denuncia arrivò «dopo che un’ispezione del Nas nel giugno 2013 portò a sospendere l’attività della casa famiglia». Inoltre non Severi sarebbe stato l’esoterista, bensì la sua cliente, «pacificamente radicata in quegli ambienti» tanto che a consigliarle di fare denuncia fu «un frate laico». Il giudice ha valutato diversamente.