Guai dopo fallimento, commercialista assolto

In qualità di curatore era stato accusato di rifiuto di atti d’ufficio. Rinviati a giudizio per bancarotta due ex amministratori della srl

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L’azienda per la quale era stato nominato curatore fallimentare, la ’Mr Lucky srl’ con sede legale nel Ravennate, era stata dichiarata fallita con sentenza del 14 gennaio 2020. E a lui - un commercialista 51enne di Cervia - la procura aveva ricondotto una serie di mancanze di rilievo penale. Ovvero non avere svolto adeguate ricerche per rintracciare gli amministratori della società, non avere richiesto tutta la documentazione contabile necessaria e non avere fatto adeguate verifiche sulle cause del fallimento. In una sola frase: rifiuto di atti d’ufficio.

Accusa per la quale l’imputato, difeso dall’avvocato Antonio Primiani, ieri mattina al termine del rito abbreviato è stato assolto dal gup Janos Barlotti "perché il fatto non sussiste". Decisione, quella del giudice, di tenore analogo a quanto chiesto dalla difesa quale riconoscimento del fatto che il comportamento del commercialista fosse stato corretto e conforme ai doveri imposti dal ruolo di curatore fallimentare.

Per quanto riguarda gli altri due co-imputati, accusati di bancarotta -, il gip ha respinto la richiesta di abbreviato condizionato a una consulenza tecnica rinviandoli a giudizio. Si tratta di un 59enne residente a Cervia e difeso dall’avvocato Domenico Serafino e di un 42enne ora in carcere per altra causa e difeso dall’avvocato Carlo Benini. Secondo quanto tratteggiato nelle indagini coordinate dal pm Marilù Gattelli (ieri in udienza c’era il collega Antonio Vincenzo Bartolozzi), i due in concorso - quali amministratori della srl tra il 2017 e il 2019 - avrebbero distratto materiali e merci per circa 5.000 euro e liquidi per oltre 77 mila euro. Inoltre, pur a fronte di una perdita dal bilancio 2016 di più di 40 mila euro azzerando il patrimonio e restituendo un passivo di 39 mila euro, non avrebbero adottato i provvedimenti previsti dalla legge. Ci sono infine i contributi previdenziali, i premi Inail, le ritenute dei dipendenti e le varie addizionali non versate per un importo di quasi 130 mila euro.

In questo quadro, inizialmente la procura aveva attribuito responsabilità pure al curatore fallimentare nominato proprio per mettere ordine a numeri e crediti. Secondo l’arringa difensiva, il 51enne aveva invece svolto con diligenza i popri compiti: e non solo nella sua proiezione civilistica ma anche in quella penalistica. Tanto che il giudice fallimentare non ne aveva mai censurato il comportamento. Ed è proprio dalla sua attività - ha concluso l’arringa - che erano stati delineati gli addebiti penali ricondotti ai due amministratori.

a.col.