I cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi

C’è ancora – e ci sarà sempre, pure di fronte all’evidenza – chi non ci crede. Eppure occorre farsene una ragione: sarà solo peggio. I cambiamenti climatici sono una realtà di cui, oggi, anche qui se ne precepisce l’impatto sulla nostra vita. Emergenza idrica, emergenza termica, sono solo gli aspetti più eclatanti: il riscaldamento globale ha un corollario ben più vasto, dalla scomparsa di ecosistemi all’apparizione di nuovi insetti e fitopatogeni che possono mettere in ginocchio il comparto agricolo, già provato dalla siccità. Nulla di nuovo e sorprendente. Gli ambientalisti, quelli seri che non ripudiano il progresso tecnico-scientifico, quelli che non oppongono il no pregiudiziale a qualsiasi possibilità energetica, quelli che non vedono come unica alternativa il ritorno al bue e al biroccio, lo profetizzavano – novelle Cassandre – da tanto, troppo tempo. La politica, però, spesso si comporta come le due scimmiette Mizaru e Kikazaru: non vede e non sente, spesso straparla, e finisce per chiudere la stalla quando i buoi, magari col biroccio, sono già scappati. Meglio tardi che mai, s’usa dire a mo’ di consolazione. E allora ben venga l’idea del sindaco de Pascale riguardo alla possibilità di creare un impianto di desalinizzazione a servizio di Ravenna. Ben venga una fonte inesauribile di approvvigionamento idrico, ben venga e si proceda a passo il più possibile celere perché, bene che vada, tra il reperimento dei fondi, l’approvazione del progetto, l’appalto e la realizzazione, passeranno ancora anni, e intanto la situazione si farà ancor più critica.

Cominciamo però col piede giusto: le tecniche di potabilizzazione dell’acqua marina hanno compiuto passi enormi: dagli energivori cicli che, in pratica, bollivano l’acqua per poi recuperarne la condensa, si è passati a processi freddi di bassissimo impegno energetico. Esemplare è l’impianto di Wonthaggi, al servizio della città di Melbourne: pur oggi si disponga di tecnologie più avanzate, il modo in cui è stato inserito in una riserva naturale la dice lunga sull’attenzione alla qualità del territorio. Il compito della politica è – o dovrebbe essere – quello di mostrare lungimiranza. Si affronti la necessità di razionalizzare sia l’uso, con il riutilizzo domestico delle acque reflue, sia l’approvvigionamento delle nostre scarse risorse idriche, ma lo si faccia con le migliori tecnologie esistenti e a minimo impatto.

Paolo Casadio