Il 4 dicembre 1944 i partigiani liberarono la città

Liberata dai partigiani perfetti esecutori, a differenza dell’VIII Armata Britannica, del piano di battaglia elaborato dal loro comandante Bulow, accettato dallo stesso comando alleato, Ravenna ebbe salvi i suoi immensi tesori artistici, gran parte delle residenze e delle attività manifatturiere. Fu la prima città della Val Padana liberata dai partigiani. Lo storico ufficiale americano, scrisse: "Poichè Ravenna era stata liberata dai partigiani i Canadesi non ebbero difficoltà ad entrarvi". La battaglia iniziò nella notte del 3 dicembre, all’alba del 4 i Tedeschi abbandonarono la città. Zaccagnini dichiarò: "Poichè i Tedeschi erano fuggiti occupammo prima dell’arrivo degli Alleati i centri vitali della città". Per questa battaglia, il suo esito e per l’attività organizzativa della guerriglia di pianura Arrigo Boldrini (Bulow) fu decorato di medaglia d’oro su proposta britannica e la 28a Brg. Garibaldi fu inserita nel fronte d’attacco alleato fino a fine guerra. Rarissimo episodio della guerra in Italia e fu poi decorata di medaglia d’argento. La 28a Brg. era composta da comunisti, socialisti, repubblicani, cattolici, anarchici, azionisti con una considerevole presenza di donne. Nel dopo-guerra la propaganda antipartigiana accusò il Comandante Bulow e i partigiani ravennati di essere responsabili dei tragici fatti di fine guerra accaduti a Codevigo nel padovano.

In realtà il Comando della brigata fu subito scagionato dagli Alleati e dagli Ufficiali del ‘Cremona’, non fu mai processato né amnistiato. I diffamatori di Bulow sono stati negli anni condannati in cinque distinte cause dalla Magistratura. Il 4 dicembre deve essere causa di riflessione sulle vicende odierne nelle quali il neofascismo continua a manifestarsi in tutta la sua protervia, aggressività revanscista, negazionismo storico infischiandosene della Costituzione e delle leggi vigenti con una inaccettabile tolleranza delle autorità ed istituzioni statali di fronte alla quale si ribadisce la necessità di nuove norme – già presentate in Parlamento – per rafforzare tale legislazione ad hoc. L’Italia dal 1945 è stata oggetto di gravi atti di revanscismo fascista: dai tentativi di colpo di stato, al terrorismo, al negazionismo storico, alla violenza diffusa. E’ ora di fermare legalmente questi irresponsabili facinorosi che cercano proseliti fra i giovani, dimostrando la forza della democrazia costituzionale con la corretta informazione storica, la chiusura di siti e pagine filofasciste, la messa fuori legge delle organizzazioni fasciste, naziste ecc.., il divieto di manifestazioni di tal fatta.

Carlo Boldrini, Andrea Maestri

Consulta antifascista Ravenna