
L’azienda è ancora operativa sul fronte del deposito per terzi
La proposta di piano concordatario per la Co.Fa.Ri. finalizzata a comporre la crisi finanziaria della società cooperativa è ora realtà e da giovedì è sulla scrivania del giudice delegato del tribunale civile di Ravenna Paolo Gilotta; si tratta di un corposo documento redatto da una squadra di professionisti, avvocati e commercialisti, che nei mesi estivi, a partire dalla fine di maggio quando fu presentata l’istanza per l’ammissione alla procedura concordataria, hanno lavorato di gran lena e grazie anche alla collaborazione della Lega delle Cooperative, sono riusciti a comporre un mosaico che da adesso è all’esame del giudice e che ovviamente soci lavoratori, Co.Fa.Ri. e Lega si augurano ottenga l’omologa del giudice. Se così sarà, per la storica cooperativa di facchinaggio si aprirà il fronte del concordato in continuità aziendale che rimetterà la società ‘in bonis’ e, volendo, se mai ci saranno le prospettive, potrà rimanere in vita. Oppure potrà essere sciolta. I tempi per conoscere il destino del piano non saranno lunghissimi: il giudice potrebbe decidere entro cinque-sei mesi.
Se ci sarà l’omologa del concordato, nel giro di circa diciotto mesi tutta la procedura di ristoro dei creditori dovrebbe essere conclusa. La proposta concordataria trova base solida nel valore di mercato dei beni immobili di proprietà di Co. Fa. Ri. Vale a dire l’edificio dove la società ha sede e il capannone adibito a officina. Immobili sui quali si è da tempo puntato l’interesse di un operatore economico e proprio la concordata valutazione economica dell’operazione ha permesso ai professionisti di avviare un percorso di valutazione del livello di soddisfazione dei creditori, in primo luogo ovviamente i privilegiati e poi i chirografari.
Il quadro che ne è uscito vede in primo luogo riconoscere ai soci il cento per cento del Tfr e dei crediti da lavoro maturati e in una percentuale di circa il 15 per cento il credito derivato dal rapporto sociale (in sintesi non viene restituita la somma capitale ma viene riconosciuto, nella misura ridotta, il credito derivato dalla liquidazione del capitale sociale di Co.Fa.Ri.); viene inoltre pagata per intero l’ipoteca per 500mila euro relativa a un mutuo bancario acceso a suo tempo. Poi c’è il fronte Inps (e per connessione Inail). Come si sa, l’Inps ha notificato a suo tempo a Co.Fa.Ri. la pretesa restituzione di benefici contributivi di cui la cooperativa ha beneficiato in relazione al lungo stato di crisi e dei quali, secondo l’Istituto della previdenza sociale, non poteva avere diritto per un tempo tanto prolungato, ben tredici anni: con gli interessi e le sanzioni, la somma pretesa da Inps ammonta a quattro milioni di euro. Nella proposta di concordato si avanza l’ipotesi di una transazione con Inps secondo una scala di percentuali: la più alta riguarda la somma capitale pretesa, percentuali più basse riguardano interessi e sanzioni. Trattandosi di una transazione, l’ipotesi di soluzione verrà a breve presentata e discussa con Inps che potrà accoglierla o respingerla. Ma poiché l’ultima parola spetta al giudice, anche se l’Inps non accogliesse i termini della transazione, la proposta di concordato potrà essere parimenti omologata qualora il giudice valutasse che, pur aprendo la procedura fallimentare, Inps non potrebbe vedere meglio soddisfatta la pretesa. La crisi finanziaria della storica cooperativa ravennate di facchini (proprio nel 2024 compie il mezzo secolo di vita) si era aperta nel 2011 e in tutti i successivi anni la società non è riuscita a riemergere per cause che da una parte vengono indicate in politiche imprenditoriali non all’altezza e dall’altra nella concorrenza sleale al ribasso estremo, sul fronte portuale, da parte di cooperative nate alla bisogna e con la benedizione delle imprese portuali beneficiarie.
A fronte di questo stato finanziario non più sostenibile, Co.Fa.Ri. due anni fa ha cercato una drastica via di uscita e l’ha trovata nella società Elle Emme Logistica con sede a Seregno (Monza) con cui il 2 agosto del 2023 ha siglato un contratto di affitto d’azienda, trasformato poi in cessione di proprietà il 25 marzo 2024, data in cui Co.Fa. Ri. ha cessato l’attività principale, appunto il facchinaggio, mentre ha chiuso l’altro fronte di attività, ovvero i traslochi. Unica operatività rimasta, il deposito per terzi presso la sede alle Bassette: come detto, questo immobile, come anche la sede, sono peraltro oggetto della proposta di acquisto alla base del piano concordatario.