
La recente scia di sequestri preventivi legati all’indagine sulla Mib Service srl per un totale di 2,3 milioni di euro, ha scosso l’imprenditoria ravennate. Il rischio - ha sottolineato l’avvocato Ermanno Cicognani che tutela alcuni dei nomi più noti tra i destinatari del provvedimento (Francesco Palumbo della omonima pasticceria, Alessandro Mercatali del Boca, Domenico Regini della Faremo e Massimo Gorini della Bowa) - è "di ’inginocchiare’ in maniera quasi definitiva, e ben prima di una condanna, gli auspici di un futuro meno precario".
Il legale ha puntato il dito su una questione tecnica a suo avviso non di secondaria importanza: "Essere sorpresi dal blocco di un’operatività in corso ben prima di entrare in possesso del provvedimento che lo giustifica, può forse rispettare una prassi ma non i principi della Carta Costituzionale". La questione diventa anche economica: "Se la banca non onora titoli già emessi o transazioni già concordate, il danno rischia di assumere una gravità a cui nessuno potrà porre rimedio". Il riferimento implicito è probabilmente alla crisi conseguente alla pandemia e alle possibili ripercussioni dovute al sequestro su un tessuto economico già stremato.
"Alcuni imprenditori virtuosi - ha proseguito l’avvocato - avevano da tempo accantonato su conti dedicati le somme oggetto di eventuale sequestro". Una mossa che si è rivelata vana tanto che "riesce difficile fare comprendere al destinatario la differenza tra l’esecuzione di un provvedimento (non ancora notificato) e un agguato". Dopotutto "il blocco ha riguardato indiscriminatamente conti aziendali, conti personali, conti di società che nulla hanno a che vedere con la pretesa frode".
Ultimo aspetto analizzato, è quello relativo alle somme: "L’impressione è che gli importi sequestrati siano superiori a quanto contestato. Nulla di strano: è già successo l’anno scorso con restituzione degli importi eccedenti per molte decine di migliaia di euro a distanza di mesi" e "all’esito di istanze, mail, telefonate e vane rassicurazioni". Il riferimento è per le società che gestiscono i celeberrimi Papeete e Villapapeete di Milano Marittima per le quali il 30 settembre scorso era scattato un sequestro preventivo per un totale di 526 mila euro: quasi 153 mila euro relativi alla Villapapeete srl e altri 373mila per la Papeete srl. Il tribunale aveva inoltre disposto che, qualora nei conti non si fosse trovata capienza necessaria, allora la somma sarebbe stata raggiunta attraverso analogo sequestro applicato direttamente ai conti della legale rappresentante ovvero Rossella Casanova. In quet’ultima ondata di sequestri, la richiesta è stata di 147 mila euro per Villapapeete e 385 mila per Papeete (l’indagata è difesa dall’avvocato Fabio Pinelli).
"Non contestiamo la legittimità di un provvedimento che affronteremo nelle sedi opportune e comunque richiesto ed emesso ancora prima delle celebrazione di alcun processo", ha spiegato l’avvocato Giovanni Scudellari, legale di alcuni di alcuni degli imprenditori ravennati più noti destinatari del decreto (vedi Mascia Ferri, Cristiano Ricciardella e Alessandro Zangaglia del Bbk). "Quello che lascia sconcertati - ha proseguito il legale - sono le modalità e i tempi con cui sono stati eseguiti i sequestri interessando, in tantissimi casi, somme notevolmente superiori a quelle stabilite dal giudice e indirizzate a colpire anche persone e società totalmente estranee alle contestazioni". "Inutile spiegare - ha concluso il legale - il gravissimo danno economico nei confronti di attività commerciali da sempre contraddistinte da impegno e serietà e che, martoriate dai noti problemi, stavano lottando soprattutto a tutela dei propri dipendenti e delle loro famiglie".