Ilaria Iacoviello e i ragazzi al tempo del virus

Mercoledì al Caffè letterario la presentazione del libro della giornalista di Sky: "I giovani? Sono migliori di come noi li raccontiamo"

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Si intitola ‘Due settimane forse un anno’ il primo romanzo della giornalista di Sky Tg 24, Ilaria Iacoviello, uscito nei giorni scorsi per Giunti Editore. Un romanzo coinvolgente che racconta la storia di tre adolescenti, Matteo, Luca e Federico, alle prese con lo scoppio della pandemia.

La giornalista presenterà il libro mercoledì prossimo alle 18, al Caffè Letterario di Ravenna, nell’ambito della rassegna ‘Il tempo ritrovato’. Durante l’incontro dialogherà con lo scrittore ravennate Stefano Bon.

Iacoviello, lei si occupa di scuola da anni. Nasce da lì la sua idea di un romanzo ispirato a quell’ambiente?

"Sì, inevitabilmente. Verso la fine del 2020, in piena pandemia, con Sky abbiamo pensato a come dare voce ai ragazzi che non sono abbastanza considerati e così è nato il format ‘Ragazzi interrotti’, in onda dal gennaio dello scorso anno. Intervistando ragazzi dal Nord al Sud, di diversa estrazione sociale, abbiamo scoperto che hanno tante idee. Mentre stavamo pensando a una seconda serie, mi ha contattato l’editore Giunti a cui però ho voluto proporre un libro".

Si può dunque dire che i tre ragazzi protagonisti del romanzo siano simili a quelli della trasmissione?

"Sì, sono anche loro dei ragazzi ‘interrotti’ a causa della pandemia, costretti ad adattarsi e a cambiare. Il titolo ‘Due settimane forse un anno’, nasce da un discorso che ho sentito fare loro spesso: pensavano che la scuola sarebbe rimasta chiusa due settimane, non per un tempo così infinito, come mai era successo prima".

A fare da sfondo al romanzo c’è un po’ anche di Ravenna, la città in cui lei è cresciuta e ha studiato fino al liceo…

"Sì. Anche se non racconto Ravenna, l’ho ambientato in parte lì. Per esempio ho immaginato l’incontro tra Matteo e Lavinia sulla battigia del Boca Barranca di Marina Romea, un mio luogo del cuore in cui amo ritornare quando posso. Un altro posto magico di cui parlo nelle ultime pagine del libro è il Giardino delle Erbe Dimenticate, vicino al Duomo, dove andavo da bambina".

Lei che vive tra Roma e Milano, cosa la lega oggi a Ravenna?

"Tanti amici con cui resto sempre in contatto, la mia casa. E poi il liceo classico ‘Alighieri’ a cui sono molto affezionata. Giovedì mattina, la presentazione del libro proseguirà nelle aule del liceo, come amo fare anche nelle altre città. Ovviamente non solo licei ma anche istituti tecnici che non sono certamente di serie B".

In base alla sua esperienza diretta, come sono i ragazzi di oggi?

"Migliori di come noi adulti li descriviamo. Se ne parla troppo spesso in termini negativi, e certo qualche problema da risolvere c’è, invece hanno tanto da dire. Anche se vivono diverse realtà, vogliono solo essere ascoltati, hanno idee ma non sanno come metterle in pratica. Per i docenti non è sempre facile ma, per fortuna, c’è qualcuno di loro che prova a dar loro l’opportunità di raccontarsi. Fondamentale è poi l’ascolto dei genitori".

ro.bez.