Ladro di Ravenna, "Incastrato da un filmino del matrimonio"

Per gli inquirenti mostra la stessa andatura ’a papera’ del ladro solitario. Altri elementi da un ciondolo a croce postato su Facebook

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Ravenna, 28 luglio 2022 - In questa storia non poteva certo mancare un corposo riferimento ai social network. Perché gli inquirenti della Mobile, mai satolli di verità, una volta incamerati i primi sospetti sul conto del 37enne, sono andati a frugare anche su Facebook. E a quel punto i sospetti si sono infittiti come un ginepraio a tarda primavera.

Ladro seriale di Ravenna, chi è il Diabolik in trappola

Il nostro, senza dubbio fotogenico e ginnasticato, in particolare, come ha riportato pure il giudice Galanti nella sua ordinanza cautelare, sul proprio profilo alla data del 23 novembre 2020 aveva postato una foto nella quale compare a petto nudo con al collo una catenina ben visibile. Non una qualunque: ma una con un particolare ciondolo a croce in metallo. Lo stesso ciondolo - prosegue l’accusa - immortalato al collo del ladro solitario nelle immagini captate durante il colpo del 19 maggio scorso al ristorante ’Alle Torri’ di Marina. E come se non bastasse, l’identico ciondolo "per forma dimensioni, fattura e verosimile materiale", compare anche in un foto-segnalamento compiuto il 21 dicembre 2021 dalla polizia scientifica di Faenza.

E a questo punto stiamo per arrivare alla parte più singolare dell’indagine. Il ladro solitario aveva una caratteristica andatura barcollante, a papera, immortalata ad esempio in occasione dei furti commessi il 6 aprile scorso al pub ’Heaven’ e alla pizzeria ’Anema & Core’ di via Argirocastro. Ebbene: ancora Facebook, questa volta scene da un matrimonio. Ovvero quello celebrato il 29 dicembre scorso tra il 37enne e la consorte. E in un video girato da uno degli invitati, si vede Matos prima sullo scalone e poi all’interno del palazzo comunale con quella che per l’accusa è la sua "riconoscibile e tipizzante andatura a papera".

C’è un ultimo elemento ’tecnologico’ che rema contro il sospettato: aveva smesso di usare le sue utenze telefoniche. Anzi, nel corso dei colpi, non avevano agganciato nessuna cella: un dato che per il giudice non scagiona il sospettato ma che va invece letto nel senso di un desiderio di irreperibilità del 37enne, mai rintracciato durante i numerosi servizi di appostamento.

Sembra che addirittura, per capire se ci fossero aggiornamenti sullo stato delle indagini, l’uomo avesse talvolta digitato la parola ’Diabolik’ sui motori di ricerca per via del fatto che a un certo punto così qualcuno della carta stampata lo aveva battezzato. Circostanza che potrà essere confermata o meno solo con l’analisi del cellulare che aveva con sé al momento della notifica della misura.

In ogni caso, allo stato delle cose non sembrano esserci complici anche se per il gip è ragionevole ritenere che il 37enne si fosse avvalso di una rete di aiuti logistici e personali in grado di fornirgli sia copertura che riparo. Un modo efficace insomma in grado di garantirgli per diversi mesi la possibilità di non essere rintracciato sebbene continuasse a gravitare all’interno dello stesso contesto territoriale: la sua, nostra, Ravenna.

a.col.