La facciata della galleria diventa arte

Cominciati i lavori che trasformeranno la casa studio di Luce Raggi, di fronte al Mic. Sarà inclusa nel Museo all’aperto

Migration

Brillante e sanguigna: sarà pronta per l’edizione 2022 di Argillà, in calendario dal 2 al 4 settembre, l’opera murale che nelle prossime settimane ricoprirà la Casa Studio dell’artista Luce Raggi, in viale Baccarini, esattamente di fronte al Museo internazionale delle Ceramiche. La "Another Ceramic Brick In The Wall" ha ricevuto da poche ore il sì definitivo del comitato scientifico del Museo all’Aperto della Città di Faenza, che l’ha così accettata fra le opere d’arte della galleria diffusa che popola la città. Per la casa-studio in cui vive e lavora dal 2020, e dove ospita la galleria d’arte no profit ‘Another Fucking Gallery’, Luce Raggi, avvalsasi della collaborazione di Viola Emaldi e della supervisione tecnica della geometra Martina Dalmonte, ha scelto l’arancio sanguigno e il giallo brillante.

Il primo per la facciata vera e propria, dove il motivo in mattoni contornati di nero ricreerà l’effetto di una parete a vista, e il secondo per gli infissi, la porta e la cornice aggettante nella parte superiore. Una tecnica che Raggi ha già sperimentato in altre sue opere, e che mise a punto in Messico, oltre che negli Usa e in Cina. Artista principalmente visiva e solo ‘strumentalmente’ ceramista, per Luce Raggi "la vita e l’arte viaggiano insieme; l’opera d’arte principale su cui lavorare è la vita stessa". L’intento dell’intervento è quello di fare dello spazio un qualcosa di fruibile al pubblico nella sua più vasta accezione possibile, ben oltre quel limes che ancora circonda le istituzioni museali. L’opera d’arte si inserisce in un frammento di città, quello che circonda il Mic, dove figurano il busto al generale Pasi di Domenico Rambelli, il portale in terracotta realizzato da Mimmo Paladino, il monumento alla Resistenza di Domenico Matteucci e quello dedicato alla Fraternità fra i popoli di Carlo Zauli, in un rincorrersi ideale del dialogo dell’arte con la storia, che prende il via con la Repubblica romana mazziniana e si snoda attraverso il tempo fino ad arrivare alle forme scelte da Luce Raggi, che riecheggiano nello stile l’arte di Diego Rivera e Clemente Orozco, e nel titolo scelto dall’artista le note di Roger Waters e il loro vivere autonome nelle strade del mondo.

Non capita spesso di vedere una facciata di quaranta metri quadri nel pieno del centro storico – significativamente posta dinanzi al principale museo della città – mutare in maniera così rilevante. L’unico altro precedente a Faenza è quello dell’opera ‘La danseuse’, realizzata dall’artista Coquelicot Mafille in vicolo Montalto, in posizione però più decentrata rispetto alle principali rotte cittadine. A far pendere la bilancia in direzione del ‘sì’ all’intervento progettato da Luce Raggi hanno presumibilmente contribuito anche due soluzioni che indirizzano la facciata in una direzione decisamente migliorativa rispetto al passato: la creazione di una cornice visiva in tinta uniforme arancio sanguigno nel vano che ospita l’ingresso, prima vagamente sovradimensionato rispetto alle forme del palazzo, e il riequilibrio fa pieni e vuoti attuato nella porzione di parete fra l’ingresso e le finestre del primo piano, dove l’effetto mattoni a vista ha colmato uno spazio prima piuttosto piatto.

L’intervento murale verrà svelato al pubblico al termine della prima giornata di Argillà, venerdì 2 settembre alle 19.

Filippo Donati