La frazione più colpita cerca di ripartire: "Ma occorre agire sul fiume"

La frazione di Traversara cerca di riprendersi dopo l'alluvione, con l'aiuto di istituzioni e volontari. Obiettivo: riaprire attività e garantire sicurezza contro nuove emergenze.

La frazione più colpita cerca di ripartire: "Ma occorre agire sul fiume"

La frazione di Traversara cerca di riprendersi dopo l'alluvione, con l'aiuto di istituzioni e volontari. Obiettivo: riaprire attività e garantire sicurezza contro nuove emergenze.

Traversara è una frazione che vuole vivere e per vivere occorre che alcune attività riaprano il più presto possibile. E poi occorre vincere la paura, la paura che il fiume esondi nuovamente e getti nel panico una realtà di poco più di 900 abitanti. Luisa Babini (foto), ex consigliera regionale residente a Traversara, raccoglie le esigenze della frazione e cerca di dare una mano a chi è in difficoltà. "Abbiamo appena avuto un incontro con il sindaco Matteo Giacomoni – spiega – per coordinare gli interventi e provare a stabilire criteri corretti per la distribuzione degli aiuti. La frazione è piccola, tutti si conoscono, e tutto deve avvenire nella massima trasparenza e con criteri condivisi da tutti". Intanto i lavori verso la normalizzazione vanno avanti. "Italgas sta ripristinando la rete e, a parte le case inagibili e alcune utenze verso il cimitero, – spiega Luisa Babini – il gas è tornato e per chi ha una cucina ridiventa possibile preparare un pasto a casa". Nel frattempo, però, ha funzionato bene il servizio dei pasti pronti realizzati prima da Camst e ex Alpini e ora da Gemos.

"Possiamo dire che le istituzioni non hanno lasciato mai solo nessuno – spiega Babini – ma la vera lezione ce l’hanno data i giovani. Sono venuti dalla Romagna e non solo, attrezzati o meno, ma con una incredibile voglia di fare. Noi non sempre li trattiamo bene, ma insieme a protezione civile, vigili del Fuoco, polizia e carabinieri ci hanno portato aiuto ed entusiasmo. Interi territori, come quello di Sant’Agata, si sono mossi a nostro favore".

Molti sono arrivati già attrezzati di stivali e pale, altri sono stati riforniti dal Comune ma tutti si sono messi spalare tanto fango da portare via. Senza dimenticare, ovviamente, il Comune che ha fatto la sua parte con consiglieri comunali, sindaco e presidente del Consiglio che non si sono risparmiati. E adesso? "Adesso la zona rossa è ancora inagibile con le sue abitazioni rase al suolo o gravemente danneggiate. Il resto della frazione – spiega Babini – cerca di tornare lentamente alla normalità. Abbiamo creato un comitato per raccogliere le istanze della gente e per prima cosa occorre che le attività economiche ripartano. Un parrucchiere ha aperto, un altro aprirà giovedì, poi ci serve un bar e un negozio di generi alimentari, così come deve restare il medico, riaprire la caserma dei carabineri e la farmacia. Tutte cose fondamentali perché una fraizone sia viva. Ma è innegabile che ci sia tensione. Siamo alla terza alluvione e di indennizzi non se ne sono visti".

Ma quel che più si aspetta è la sicurezza. "Si, ora ci sentiamo insicuri. Tutti, ma chi vive sotto il fiume ancora di più. La cosa che veramente vogliamo – conclude Luisa Babini – è che il fiume non ci faccia più paura. Che siano gli argini puliti o rimodellati, che siano le vasche di laminazione. Facciano quel che devono, ma lo facciano. Noi viviamo nella paura dell’alluvione ma anche nella speranza che tutte le questioni vengano affrontate, si risolvano e si possa tornare alla normalità".

Giorgio Costa