La giornata del Made in Italy. Al Mic cultura e impresa a confronto

Il Museo internazionale delle Ceramiche ha ospitato la prima giornata nazionale del Made in Italy, con relatori che hanno sottolineato l'evoluzione del marchio da sinonimo di bassa qualità a simbolo di eccellenza. Si è discusso della retorica e delle sfide del settore, con focus sull'alta tecnologia e la collaborazione interministeriale.

La giornata del Made in Italy. Al Mic  cultura e impresa a confronto

La giornata del Made in Italy. Al Mic cultura e impresa a confronto

Il mondo della cultura e quello dell’impresa a convegno ieri al Museo internazionale delle Ceramiche, per la prima giornata nazionale del Made in Italy. Un marchio, quest’ultimo – ha ricordato Flaviano Celaschi, docente all’Università di Bologna e membro del Tavolo regionale per la moda – che nel momento in cui nacque indicava, in Francia e Gran Bretagna, i prodotti di bassa gamma in arrivo dall’Italia, e che col tempo divenne però sinonimo di alta qualità". I relatori non hanno negato come dietro al Made in Italy si nasconda pure molta retorica: "Io stesso ero inizialmente scettico – ha spiegato il viceministro per le Imprese Valentino Valentini –. Temevo si trattasse dell’ennesima giornata che affolla il calendario. Invece è un importante momento di riflessione, di dibattito. Non siamo qui per autocelebrarci ma per rigenerare la cultura e il saper fare che ereditiamo dagli scorsi decenni: ecco perché la scelta del Mic. L’idea di Made in Italy, in alcune parti del mondo, contiene forse più suggestioni che elementi radicati alla realtà, ma questo non è necessariamente un male. Le contraffazioni cui assistiamo sono anche una prova di quanto questo marchio appaia desiderabile. L’importante è che la legge che ha sancito la Giornata del Made in Italy non rimanga ‘dietro la curva’, come si dice in ambito economico, rispetto all’evoluzione del settore".

Tra gli intervenuti anche Piera Magnatti, membro del comitato degli esperti della Regione Emilia Romagna per la legge 7/2022, la quale ha ricordato come Made in Italy significhi soprattutto alta tecnologia, "ad esempio quella che ci può già consentire di sostituire la vetroresina delle barche a vela con materiali riciclabili, o quella che ha dato vita a fibre tessili per le missioni nello spazio, in grado di proteggere maggiormente gli astronauti dalle radiazioni". Presente all’incontro, fra gli altri, anche l’assessore regionale alla Cultura Mauro Felicori, per la prima volta in veste di ‘padrone di casa’, dal momento che la Regione è entrata nella compagine sociale della Fondazione che affianca il Museo delle Ceramiche, in qualità di secondo socio dopo il Comune di Faenza: "Vado controcorrente ribadendo come secondo me quella sul Made in Italy sia una legge ricca di potenzialità. Certo, si tratta di una legge sfidante, ai limiti del temerario, per la quantità ad esempio di diversi ambiti ministeriali che dovranno collaborare fra loro". Felicori è poi intervenuto sul tema specifico dell’ingresso della Regione nel gruppo di soci del museo: "Lamentai pubblicamente, nell’ambito del Codice dei Beni culturali, la disattenzione nei confronti delle Regioni. Le quali forse sono enti troppo vasti per dare le risposte che occorrono ai territori, ma che proprio per questo devono mantenere le sguardo al livello delle città, delle loro peculiarità e delle loro esigenze". Filippo Donati