La pazienza dei sanitari con chi pensa di saperne più di loro

Si dice “c’è sempre una prima volta”. Dopo quasi cinquant’anni d’uso delle lenti a contatto, seguendone l’evoluzione – rigide, semirigide, gas permeabili, settimanali e giornaliere – un occhio s’è fatto paonazzo per via d’una fastidiosa congiuntivite. Lunedì mattina mi reco al pronto soccorso oculistico dell’Ospedale civile, faccio la mia breve fila, l’infermiera mi chiede le informazioni per la scheda e mi consegna il mio numero dicendomi di attendere la chiamata. La sala d’attesa è abbastanza piena e la gente continua ad affluire. Ho sei persone davanti. Aspettando il mio turno mi dedico a una delle attività che più amo, ovvero l’osservazione delle persone. Capisco presto di come la mia patologia sia diffusa, soprattutto nei portatori di lunga data di lenti a contatto: bastano le mani lavate in modo approssimato e i batteri fanno quello per cui sono nati. Il flusso dei pazienti si snoda in due sportelli, uno dedicato alle visite programmate, il secondo riservato alle urgenze del pronto soccorso. In sostanza due infermiere in prima linea che fanno il triage. Accade che quella delle visite si assenti per andare in reparto e, quasi si fossero messi d’accordo, una coppia di cinquantenni si presenti allo sportello. Il loro commentare ad alta voce e il tono polemico la dice lunga: appartengono alla categoria dei fustigatori, quelli che riprendono, polemizzano, criticano. E infatti s’inseriscono nella fila delle urgenze, glielo si fa notare e la risposta è semplice: "Ma nell’altro sportello non c’è nessuno! Con chi parlo, col vetro?". Marito e moglie si spalleggiano in un collaudato gioco di ruoli.

Mi viene da pensare come la lunga crisi del covid abbia cambiato il rapporto con le strutture sanitarie: prima collocati sull’altare dell’abnegazione e del sacrificio, poi precipitati nella polvere. Ma soprattutto ha rivelato la diffusione degli imbecilli tra noi: malati in condizioni critiche che vogliono dettare le terapie ai medici rifiutando quelle proposte; persone senza alcuna preparazione che pretendono di indicare i farmaci che devono essere prescritti, e l’elenco non è esaustivo. Ritorna l’infermiera, comprende al volo la situazione. Dev’essere una veterana del front-office, ha polso, esperienza, e rimette la coppia in carreggiata con la logica di poche parole. Intravvedo però quel filo di stanchezza che fa dire "appena posso, vado in pensione". Come la capisco.

Paolo Casadio