
Il direttore dell’ospedale Tellarini: "È stato attivato un contatto veloce con le forze dell’ordine" .
L’ennesima aggressione al Pronto soccorso, con l’amico di un paziente agitato che nei giorni scorsi si è scagliato contro gli operatori e ancora di più contro i carabinieri, ha riacceso un tema sentito: quello delle violenze contro i sanitari che si occupano delle emergenze. In seguito il segretario regionale della Uilfpl Paolo Palmarini ha sostenuto la necessità di inserire un posto di polizia attivo 24 ore su 24 in tutti i Pronto soccorso: un’iniziativa di competenza del ministero dell’Interno. Al momento infatti è attiva solo la vigilanza privata, che è il massimo che le aziende sanitarie possono fare: ma, chiaramente, ha poteri limitati rispetto alle forze dell’ordine.
Il Pronto soccorso di Faenza vede circa un centinaio di accessi al giorno, per un totale di circa 35mila/40mila all’anno, secondo quanto riferisce il direttore dell’ospedale Davide Tellarini. "È importante mettere attenzione sul fenomeno delle aggressioni, facendo bene i distinguo tra ciò che si può fare – spiega –. Con la Prefettura già da un po’ abbiamo iniziato a parlarne. Qualche anno fa abbiamo fatto alcuni incontri per individuare i possibili percorsi per migliorare la situazione ed è stata attivata una soluzione che permette di mettere in contatto velocemente il Pronto soccorso con le forze dell’ordine: "Un telefono collegato direttamente con la centrale per gli operatori – spiega Tellarini –. Poi è ovvio che una postazione sempre attiva dentro all’ospedale è sempre qualcosa di più. Noi come azienda abbiamo predisposto un punto di vigilanza attivo dalle 18 alle 8 nei feriali e h24 nei festivi e prefestivi, con la possibilità di estenderlo all’orario h24 tutti i giorni dall’inizio dell’anno". Certo, la vigilanza privata non può arrestare nessuno: "Ma la presenza fisica è già un deterrente, e se c’è bisogno l’intervento delle forze dell’ordine è abbastanza rapido".
Le aggressioni sono soprattutto verbali, come noto. I casi in cui dalle parole si passa ai fatti sono pochi, ma il clima è spesso acceso e difficile per gli operatori. Anche perché, purtroppo, gli episodi sono in aumento. "Nella nostra piccola realtà di Faenza le situazioni incresciose sono più verbali che fisiche, ma anche queste vanno contenute – prosegue Tellarini –. Abbiamo una procedura interna che consente di raccogliere tutte le segnalazioni specifiche e le aggressioni verbali sono comunque impattanti sugli operatori. Soprattutto di notte, quando sono soli".
I Pronto soccorso sono notoriamente oberati, con lunghe attese legate anche a una carenza di personale: e proprio le tante ore ad aspettare di pazienti e parenti hanno un peso. "Le aggressioni sono legate anche a quello, anche se non sempre – aggiunge Tellarini –. È ovvio però che queste situazioni possono alimentare chi è già prevenuto. Per il resto noi ovviamente cerchiamo di dare più attenzione alle situazioni urgenti, per chi è meno grave l’attesa si allunga quando ci sono tanti accessi in contemporanea. Ma il personale qui è sufficiente, come numeri, rispetto a quelle che sono le necessità nei periodi in cui il lavoro non è eccessivo. In certi momenti gli accessi aumentano e così anche l’attesa, e questo è evidente".
Sara Servadei