"Le cose per cui vale la pena vivere"

Filippo Nigro apre questa sera all’Alighieri la rassegna ‘Polis Teatro Festival’ con lo spettacolo ‘Every Brilliant Thing’

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Sarà l’attore romano Filippo Nigro, noto al grande pubblico per serie tv come ‘Suburra’ e ‘R.I.S.’ e per i tanti film di Ozpetek, ad aprire l’edizione 2022 di ‘Polis Teatro Festival’ con lo spettacolo ‘Every Brilliant Thing (Le cose per cui vale la pena vivere)’ di cui firma anche la regia insieme al collega e amico Fabrizio Arcuri. L’appuntamento è per questa sera alle 21, al Teatro Alighieri di Ravenna.

Nigri, lo spettacolo affronta il delicato tema della depressione…

"Sì, ma con la leggerezza che è propria del testo anglosassone di Duncan Macmillan che ha avuto un grande successo, attraverso la storia di un bimbo che ripercorre tutti i motivi per cui vale la pena vivere nel suo percorso di crescita. L’obiettivo è ridestare la madre che vive una depressione cronica".

L’aspetto partecipativo è una caratteristica fondamentale dello spettacolo. Come si concretizza?

"Questa è la grande sfida, risultare sempre gentile e accogliente, mettersi dalla parte dell’altro, per coinvolgere alcune persone del pubblico ma senza disturbare. Questo scambio che si viene a creare mi ha colpito sin dal debutto a Trieste, dove ho visto negli occhi degli spettatori un alternarsi di commozione e divertimento".

Questo richiede da parte sua una buona dose di improvvisazione. Non la spaventa?

"Mai come in questo spettacolo è vero che ogni serata è diversa dall’altra. Ho a che fare con persone che possono avere reazioni inaspettate: ci può essere il timido che si blocca al punto da non riuscire a dire quasi nulla o l’estroverso la cui esuberanza a un certo punto va contenuta. Lo spettacolo avviene a luci accese e inizia già, senza che il pubblico ne abbia la percezione, quando io l’osservo. L’ideale è poter stabilire un contesto di confessione".

Debutta anche alla regia. Ricorda com’è nato tutto?

"Sì, avevo il testo di Macmillan sul comodino, lo avevo letto due anni fa e non mi aveva colpito. Durante la pandemia mi è ricapito fra le mani e mi è scattato qualcosa, probabilmente perché parlava di relazioni e quindi ho visto la cosa in modo diverso. Il bello del teatro è la libertà che regala, tant’è che non ho mai fatto qualcosa di cui mi sono poi pentito".

In tanti anni di tv e cinema, ha fatto di tutto. Qual è la sua dimensione preferita?

"Mi piacciono i ruoli enigmatici, quello stare in mezzo tra il buono e il cattivo. Nello stesso Cinaglia, il perfido politico di ‘Suburra’ che è completamente ‘nero’, ho cercato di far capire quanto la sua morale lo facesse sentire nel giusto. E quando il lato oscuro non c’è, mi piace però trovare un fondo di ambiguità, invidia, rivalità…".

Dura da vent’anni il suo sodalizio con Ferzan Ozpetek, da ‘Le fate ignoranti’ a ‘La finestra di fronte’ e a ‘La dea fortuna’, fino al recente cortometraggio ‘L’uomo che inventò il futuro’. Com’è lavorare insieme?

"Entusiasmante. Ora è anche un amico, ma è stato il regista che ha dato una svolta alla mia carriera. Lavorare on lui è sempre un piacere, oltre che fonte di innumerevoli stimoli".

Roberta Bezzi