REDAZIONE RAVENNA

Le Perle diventano ‘colline’ E il progetto va avanti

Il simbolo del nuovo ‘shopping park’ sarà ispirato al paesaggio del territorio. Fra fine mese e inizio giugno previsto il primo punto sugli spazi assegnati

Non più perle ma verdi colline: le sfere di colore bianco che a lungo hanno caratterizzato il cantiere abbandonato da molti anni del centro commerciale Le Perle sarebbero destinate a trasformarsi in "forme architettoniche che richiamino il susseguirsi di colline e pianure".

È uno fra gli elementi che trapelano a proposito del progetto del futuro Faenza Shopping Park, che dovrebbe sorgere al posto del centro commerciale o outlet (molti lo chiamavano così) mai venuto alla luce.

È atteso tra fine maggio e inizio giugno un primo responso dalla Sonae Sierra, società spagnola specializzata nel design degli shopping park – regista del CityLife Shopping District milanese – incaricata dagli attuali proprietari dell’area (riconducibili al fondo americano York Capital) di setacciare il mercato alla ricerca di soggetti interessati. "Non sarà un centro commerciale di boutique", precisa l’assessore alle Attività produttive Andrea Fabbri.

L’idea su cui sta lavorando Sonae Sierra è quella di un’area caratterizzata ad esempio da "food court" all’aperto e aree giochi per i più piccoli. Al vaglio pare ci sia anche l’ipotesi di un club per animali, realtà già diffusa in alcune grande città europee – ne è un esempio il "Bau Club" milanese – cioè una sorta di asilo diurno per cani, in cui gli amici a quattro zampe possono godere della reciproca compagnia. All’interno dello shopping park dovrebbero essere ospitati una quarantina di spazi, fra i quali dieci tra ristoranti e bar, articolati su metrature comprese fra i 400 e i 1000 metri quadri. Fra i possibili fili conduttori la motor valley, lo sport, l’agroalimentare.

L’obiettivo di Sonae Sierra sarebbe quello di portare a Faenza realtà con una statura di livello internazionale, non ancora sbarcati in Italia o quasi, e in ogni caso non presenti nel raggio di 150 o 200 chilometri. Un polo insomma che guarderebbe non tanto al solo pubblico faentino quanto piuttosto a quello dell’intera area compresa fra Bologna e Pesaro, offrendo esperienze che non si limitino alla sola vendita di prodotti: "un luogo in cui "fare", dove non si andrebbe solo per acquisti", specifica Fabbri.

Il target, ha precisato l’amministrazione tenendo anche conto delle perplessità spuntate come funghi in città, in particolare nel mondo dei commercianti, è quello di "un pubblico che altrimenti a Faenza non arriverebbe".

Per avere maggiormente una dimensione di quelli che saranno i contorni dell’operazione occorrerà aspettare ancora qualche settimana.

Filippo Donati