LORENZO TAZZARI
Cronaca

Lucia Migliorelli: giocatrice di volley e giovane ingegnere

Nell’ambito del convegno della Società Italiana di Neurologia le è stato assegnato il riconoscimento per il sistema di monitoraggio non invasivo che aiuta i clinici a valutare l’evoluzione dell’attività muscolare nei pazienti

Lucia Migliorelli giocava a pallavolo, come schiacciatrice, nella Teodora Ravenna

Ravenna, 4 gennaio 2021 - Ha lasciato Ravenna, nel 2011, a 17 anni. Frequentava il liceo Scientifico “Alfredo Oriani” e giocava a pallavolo, come schiacciatrice, nella Teodora Ravenna. È stato lo sport a farle decidere di lasciare la sua città per trasferirsi a Civitanova Marche e giocare nel campionato nazionale di serie B1. Diplomatasi nelle Marche, si è iscritta all’ Università Politecnica delle Marche dove si è laureata e ha cominciato un dottorato di ricerca. Nel dicembre scorso è stata premiata, con altri colleghi e professori dell’Ateneo Marchigiano, in occasione del Congresso della Società Italiana di Neurologia per il progetto “Parola di Motoneurone”, legato al trattamento del paziente con SLA. Lucia Migliorelli, partiamo dal 2011. Lei lascia Ravenna per inseguire il suo sogno sportivo. Quindi, arriva a Civitanova Marche. E poi? "A Civitanova mi sono iscritta al liceo scientifico. All’inizio ero spaventata, cambiare scuola l’ultimo anno di liceo è sicuramente una scelta coraggiosa ma non potevo farmi sfuggire l’occasione di giocare in un campionato nazionale. Per fortuna i miei compagni di classe mi hanno accolta e supportata. Capitava che la domenica giocassi lontano (il girone prevedeva trasferte in Puglia, Basilicata, Sicilia) e il lunedì non riuscissi ad andare a scuola, però c’era sempre qualcuno disposto a prendere appunti anche per me e, se necessario, a rispiegarmi la lezione. Dopo il diploma ho deciso di continuare a giocare a pallavolo e di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Biomedica dell’Università Politecnica delle Marche. Sono stati anni pieni di sacrifici e di soddisfazioni, culminati con la laurea specialistica con lode in Biomedical Engineering". Come ha conciliato il volley a livelli professionistici con lo studio universitario? "La pallavolo era la mia valvola di sfogo. Lo studio universitario era un modo di tenere allenata la mente. Quando non mi allenavo frequentavo le lezioni e la consapevolezza di avere meno tempo per studiare era uno stimolo per organizzare al meglio le mie giornate di studio e le sessioni d’esame". E una volta laureata? "Prima di discutere la tesi della Laurea Magistrale, ho vinto una borsa di dottorato innovativo all’Università Politecnica delle Marche. Subito dopo la Laurea in Biomedical Engineering, lavoravo come dottoranda al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione nel laboratorio Vision Robotics Artificial Intelligence". A cosa è rivolto il suo Dottorato? "Il mio progetto, supervisionato dal professor Emanuele Frontoni, prevede lo studio e l’implementazione di algoritmi di intelligenza artificiale per l’analisi delle immagini a supporto della pratica clinica. Costruisco spazi di monitoraggio intelligenti, che aiutano i medici nella scelta di terapia e trattamenti adeguati alla condizione dei pazienti monitorati". E arriviamo così al Congresso della Società Italiana di Neurologia del dicembre scorso, occasione in cui il progetto, che porta anche la sua firma, è stato premiato. "Nell’ambito del convegno della Società Italiana di Neurologia è stato premiato il progetto Parola di Motoneurone finalizzato a realizzare un sistema di monitoraggio intelligente e non invasivo che aiuta i clinici a valutare l’evoluzione della disartria, un disordine del linguaggio dovuto ad un deterioramento progressivo dell’attività muscolare nei pazienti affetti da SLA. Sia nello sport sia nella ricerca l’affiatamento del gruppo di lavoro è fondamentale, il progetto nasce infatti dall’azione collaborativa di un team di medici ed ingegneri guidato dal professor Frontoni. La squadra vincente è composta dalla dottoressa Sara Moccia, dalla professoressa Maria Gabriella Ceravolo, dalla dottoressa Michela Coccia e dagli studenti Francesco Alborino, Lorenzo di Carlantonio, Kevin Cela e Lorenzo Scoppolini Massini". Nel dettaglio il vostro studio quali obiettivi ha? "Parola di Motoneurone è nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università Politecnica delle Marche e la Clinica di Neuroriabilitazione-AOU Ospedali Riuniti di Ancona. Il progetto garantirà ai clinici uno strumento di supporto utile a identificare tempestivamente i cambiamenti funzionali nelle performance dei pazienti con SLA e ad accelerare l’attuazione di eventuali strategie correttive e compensatorie. Dopo aver scaricato un’applicazione sul cellulare, Ii paziente potrà, senza muoversi da casa ed utilizzando unicamente il proprio device, eseguire compiti vocali o azioni precise finalizzate a valutare il grado di motilità della muscolatura facciale. I dati audio e video registrati dall’applicazione saranno processati da algoritmi di intelligenza artificiale che si occuperanno di estrarre segni identificativi dell’evoluzione della disartria". Terminato il dottorato, cosa conta di fare? "Applicare le competenze tecniche ad un ambito così complesso come la medicina mi appassiona molto, per questo spero di continuare a lavorare in Italia nell’ambito della ricerca accademica. Fra gli obiettivi a breve termine del mio gruppo di lavoro c’è il lancio di una startup e spin-off accademico". Ma a Ravenna continua a venire? "Ogni volta che posso torno a casa per rivedere parenti e amici, e partecipare alle manifestazioni culturali offerte dalla città. Seguo il Ravenna Festival e le manifestazioni dedicate a Dante. Naturalmente sostengo col tifo la pallavolo femminile che ha contribuito in maniera determinante alla mia formazione. Le Marche mi hanno adottata, ma non dimentico le mie origini".