Ravenna, maltrattamenti alla scuola materna: "La maestra in cura per gli oppiacei"

Conselice, l’accusano i genitori di 10 bimbi. Ieri la testimonianza della psichiatra Ausl e dei dirigenti scolastici

Conselice (Ravenna), 2 dicembre 2022 - "Era in cura per la dipendenza agli oppiacei", la 60enne ex maestra che si trova a processo con l’accusa di maltrattamenti aggravati nei riguardi di una decina di bambini di 3 e 4 anni, che tra 2017 e 2018 accudiva in una scuola dell’infanzia di Conselice. Lo ha spiegato ieri, davanti al giudice Cristiano Coiro, la psichiatra del Servizio per le dipendenze patologiche di Lugo, Paola Avveduti. "Ero subentrata a una collega che già l’aveva in cura", ha precisato la testimone, indicando come fosse stata la maestra "a rivolgersi al nostro servizio". Il percorso che seguiva era strutturato in più fasi: "trattamento farmacologico con un sostitutivo degli oppiacei, in particolare metadone che è il più efficace; quindi controlli tossicologici e altre verifiche". I controlli degli esami delle urine, tra 2017 e 2019, il periodo in cui l’accusa colloca i presunti maltrattamenti, portarono a rilevare 16 positività, agli oppiacei, ma talvolta anche alla cocaina. "A seguito di queste positività occasionali – ha spiegato la specialista – la terapia veniva riadeguata".

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I fatti contestati sono collacati tra 2017 e 2018 in una scuola dell’infanzia di Conselice
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Nel corso della precedente udienza, a febbraio, avevano parlato alcune delle mamme che portarono alla luce le accuse a carico della 60enne (difesa dall’avvocato Gianluca Vichi), ma parte civile è solo una famiglia, con la tutela degli avvocati Gian Luigi Manaresi e Francesca Filipucci. In particolare, uno dei bambini aveva raccontato a casa che la maestra gli aveva fatto sbattere la testa contro uno spigolo. Inizialmente la stessa disse ai genitori, perplessi, che faticava a gestire quella classe da lei ritenuta rumorosa e indisciplinata. Le voci circa i suoi metodi sbrigativi, urla e punizioni, ben presto si diffusero, concretizzandosi in una denuncia ai carabinieri che, a detta di un genitore, avrebbe irritato l’allora dirigente scolastico. A tale riguardo, proprio ieri hanno riferito in aula i due dirigenti dell’istituto comprensivo Foresti che avevano lavorato con quell’insegnante. Il primo, Gennaro Zinno, reggente negli anni scolastici tra 2015 e 2018, ha precisato che la maestra imputata per un periodo fu anche coordinatrice di plesso. "Solo verso fine 2017 – ha spiegato l’ex dirigente – alcuni genitori lamentarono il tono di voce troppo alto di quella maestra, che gridava in classe. La convocai, mi disse che quello era un brutto periodo per lei per via di problemi familiari. Mi spiegò che il tono di voce alto era il solo modo per sovrastare quelle dei bambini". Altri genitori, ha aggiunto rispondendo a una domanda dell’avvocato Manaresi, lamentavano problematiche, ma solo di carattere didattico, in ragione delle sue frequenti assenze, temendo un rallentamento dell’attività scolastica".

A Zinno succedette la dirigente Daniela Gemignani, nell’anno 2018-19: "Ricevetti da un’altra maestra, ma non dai genitori che chiamai ma che con me non vennero a parlare, la segnalazione che quell’insegnante aveva toni molto alti. Tutti noi a volte dobbiamo alzare la voce, la sua era portentosa". La dirigente ha precisato di non avere "mai assunto provvedimenti contro la maestra", ma al tempo stesso "disposi che le porte delle classi restassero aperte durante le attività didattiche, per agevolare i controlli nelle ore in compresenza". La stessa dirigente ha detto di aver saputo di "precedenti rimostranze", tra cui quella per "uno schiaffo a un bambino".