Marittimo morto su nave al largo "Un anno per gli altri a bordo"

La procura ha chiesto invece l’assoluzione per il comandante. L’episodio risale al 20 agosto 2014

L’assoluzione per il comandante e la reclusione a un anno, con le generiche, per gli altri tre marittimi imputati. È quanto ha chiesto la procura per la morte del meccanico filippino Roy Soller Ronquillo avvenuta il 20 agosto 2014 a bordo del mercantile ‘Aurora D’ che si trovava in rada a circa dieci miglia dal porto di Ravenna. Le difese - avvocati Aldo Guerrini, Maurizio Mauro e Ivano Guadagni - sino sono associate al Pm per la richiesta sul comandante e hanno chiesto l’assoluzione per gli altri imputati. La sentenza è attesa per fine mese. Secondo quanto emerso dalle indagini, la vittima stava sostituendo uno dei sei pistoni della nave, assieme agli altri componenti della sala macchine, quando un movimento improvviso di quel pezzo e la conseguente perdita di equilibrio lo fecero inciampare portandolo a battere la testa contro uno spigolo. Le quattro persone alla sbarra per omicidio colposo sono: il 62enne trapanese comandante della motonave battente bandiera italiana, il direttore di macchina (57 anni), il primo ufficiale in coperta (51 anni) e il primo ufficiale di macchina (59 anni), gli ultimi tre tutti lituani. I familiari della vittima erano già stati risarciti e non si sono costituiti parte civile. La nave, salpata da un porto greco, era approdata a Ravenna il 17 agosto per scaricare 20mila tonnellate di coils. Poi era ripartita alla volta di Gibilterra con un equipaggio composto da 23 persone; un cambio di programma l’aveva costretta però a restare in rada in attesa di ricevere ordini sul successivo viaggio. La capitaneria di porto era intervenuta nella tarda serata del 20 agosto dopo la segnalazione dell’incidente mortale a bordo.

Dagli accertamenti era emerso che in pochi mesi, cinque dei sei pistoni avevano richiesto interventi manutentivi, pur non risultando violazioni della normativa sui periodi di servizio e riposo. Nello specifico non sarebbe stata utilizzata una braga adatta per la rotazione dell’asta del pistone, che avrebbe consentito di adagiarlo orizzontalmente in posizione di sicurezza, ma uno spezzone di cavo metallico assicurato a un’estremità del pezzo da ruotare, per poi procedere a movimentarlo con un carroponte. Una manovra che avrebbe determinato uno spostamento improvviso del pistone, presupposto per l’accusa dell’infortunio fatale.