DAMIANO VENTURA
Cronaca

Maxi evasione fiscale di un esperto in criptovalute

Nei guai un trader faentino: la Guardia di Finanza ne ha sequestrate una quota pari a 11 milioni di euro. Il 41enne ha deciso di collaborare

Il trader individuato dalla Guardia di Finanza di Ravenna e dal nucleo speciale. frodi tecnologiche di Roma

Il trader individuato dalla Guardia di Finanza di Ravenna e dal nucleo speciale. frodi tecnologiche di Roma

Undici milioni di euro di profitti illeciti realizzati da un trader di criptovalute di Faenza che, dopo aver accettato di collaborare alle indagini e agli accertamenti, verserà all’erario 12,5 milioni di euro. La guardia di Finanza di Ravenna e il nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche di Roma hanno individuato, nell’ambito di una indagine contro l’evasione fiscale, un trader faentino di 41 anni con oltre 270 milioni di euro in criptovalute sequestrandogli una quota pari a 11 milioni come disposto dal gip Anrea Galanti su richiesta del pm Monica Gargiulo. Nello specifico, il personale in forza al nucleo romano, ha dapprima individuato una serie di portafogli di criptovaluta particolarmente capienti, riuscendo ad attribuirli all’indagato.

È poi emerso che il trader specializzato in moneta virtuale non solo non ha adempiuto agli obblighi in materia di monitoraggio fiscale ma – secondo le Fiamme Gialle – ha omesso di dichiarare ai fini reddituali le consistenti plusvalenze realizzate a seguito di trading con criptovalute. Tale circostanza ha consentito ai finanzieri di procedere a un sequestro di criptovalute del tipo bitcoin e avalanche per un controvalore pari a circa 11 milioni di euro costituenti per l’accusa l’illecito profitto.

Inoltre, in esecuzione ai provvedimenti della magistratura, i militari sono riusciti a reperire, e a sottoporre quindi ad analisi, ulteriori elementi sull’esatta dimensione dell’attività finanziaria. È emerso che il trader non si limitava a guadagnare dalla mera compravendita di criptovalute: l’importante disponibilità di criptoattività raggiunta – che ha toccato un controvalore di oltre 270 milioni di euro – gli consentiva di mettere il capitale anche a garanzia della validità e del buon esito di transazioni effettuate sulla rete da terze parti (operazioni di staking), pervenendo a un reinvestimento ciclico, sempre in ambito digitale, dei frutti delle operazioni.

Nel corso delle indagini coordinate dalla Procura di Ravenna, il trader ha deciso di offrire la propria collaborazione attraverso dichiarazioni integrative delle imposte per gli anni 2017, 2018 e 2019 con adesione all’invito dell’Agenzia delle Entrate di Ravenna. Uguale a eventuali ulteriori condotte evasive con un versamento complessivo nelle casse dell’erario di circa 12,5 milioni di euro. Ad aprile è già stato fissato il processo con rito abbreviato davanti al giudice Corrado Schiaretti.