Medico no vax, spuntano tre nuovi indagati C’è anche un ravennate, maestro di tennis

L’uomo avrebbe mandato alcuni atleti minorenni e un tennista professionista da Mauro Passarini, accusato di false vaccinazioni

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Si tratta di pazienti che avrebbero ricoperto un ruolo particolare nella vicenda. O comunque di persone della galassia no vax che avevano contribuito a convogliare altri pazienti fino a Ravenna per fare loro ottenere un certificato verde fasullo. Ci sono nuovi indagati nell’ambito dell’inchiesta che il 10 novembre scorso ha portato all’arresto del 64enne medico vaccinatore Mauro Passarini – di origine bolognese ma da tempo residente a Marina, dove ora si trova ai domiciliari –, con l’accusa di avere simulato vaccinazioni contro il Covid-19 per fare ottenere il Green pass a diverse decine di no vax. Alcuni di questi erano stati sentiti in prima battuta come persone informate sui fatti ed erano poi stati convocati in un secondo momento dagli inquirenti questa volta come indagati.

In particolare spiccano tre figure, a partire da quella di un guaritore di Padova al quale Passarini si era avvicinato tempo addietro e che per l’accusa avrebbe fatto da collettore tra il medico e diversi no vax di città del nord Italia. E poi c’è una donna di Udine che avrebbe veicolato altri no vax fino al 64enne. Infine, c’è un allenatore di tennis di Ravenna il quale, proprio in ragione del suo ruolo, avrebbe canalizzato alcuni atleti minorenni fino al Passarini. È al vaglio l’ipotesi che abbia veicolato un tennista professionista, risultato negativo all’esame anticorpale.

All’allenatore in questione la polizia – coordinata dal pm Angela Scorza – è arrivata perché si tratta dell’uomo che, almeno secondo le affermazioni del diretto interessato, avrebbe consigliato il Passarini al medico del reparto Infettivi dell’ospedale di Ravenna, il cui Green pass è finito tra i 191 finora sequestrati. Uno solo dei certificati verdi è stato restituito in quanto il proprietario è risultato avere un valore anticorpi congruo con un vaccinato in seconda dose. Per quanto riguarda gli altri casi, ai tre – l’infettivologo, un oculista e un pubblico funzionario – che hanno finora discusso il riesame, il tribunale ha detto no (si è in attesa del deposito delle motivazioni).

Per quanto riguarda i tre nuovi indagati, devono rispondere di falso in concorso con il 64enne. Il medico deve rispondere anche di peculato per almeno 13 fiale Pfizer trovate abbandonate a temperatura ambiente in uno dei suoi ambulatori e quindi inutilizzabili. E di corruzione per i 1.550 euro che la squadra Mobile ravennate gli aveva trovato al momento della prima perquisizione il 17 ottobre scorso, quando un no vax dalla provincia di Belluno era venuto fino a Marina di Ravenna con la nuova compagna e la figlia minorenne per ricevere dal 64enne quelle che l’accusa, anche sulla base delle analisi degli anticorpi, ha inquadrato quali vaccinazioni simulate, come del resto confessato dal Passarini stesso davanti al gip Corrado Schiaretti. Il medico ha smentito però di avere mai ricevuto danaro per la sua opera a favore di quei no vax che glielo chiedevano, riconducendo quei 1.550 euro a un prelievo, del quale si era poi scordato, eseguito al bancomat non molto tempo prima per seguire un corso di meditazione. Tuttavia gli accertamenti bancari, appena conclusi, non hanno portato a identificare prelievi di quell’ammontare nell’immediatezza del 17 ottobre.

Le analisi telefoniche avevano portato su questo frangente a sospettare anche l’intervento della no vax di Udine, ora sotto inchiesta: la donna, già sentita sul punto, ha tuttavia smentito di avere mai raccolto soldi per conto del Passarini, nemmeno in forma di colletta tra chi aspirava a un falso Green pass.

Andrea Colombari