REDAZIONE RAVENNA

Molestie in vacanza. Palpeggia nipote in mare. Condannato lo zio

Pena di 4 anni e 5 mesi - più severa rispetto ai 3 anni chiesti dalla Procura per un uomo che insieme ai familiari nel 2022 si trovava a Lido di Dante.

Pena di 4 anni e 5 mesi - più severa rispetto ai 3 anni chiesti dalla Procura per un uomo che insieme ai familiari nel 2022 si trovava a Lido di Dante.

Pena di 4 anni e 5 mesi - più severa rispetto ai 3 anni chiesti dalla Procura per un uomo che insieme ai familiari nel 2022 si trovava a Lido di Dante.

Il tribunale collegiale di Ravenna ha emesso una sentenza che ha superato le richieste dell’accusa, condannando un uomo a 4 anni e sei mesi di reclusione per abusi sessuali sulla nipote minorenne. La decisione è stata presa ieri dal collegio presieduto dal giudice Antonella Guidomei, con i giudici a latere Natalia Finzi e Cosimo Pedullà. La procura aveva chiesto una condanna di 3 anni.

I fatti risalgono al 27 agosto 2022 e hanno avuto come teatro Lido di Dante. Secondo le accuse, l’uomo avrebbe approfittato di un momento di distrazione dei genitori della nipote, impegnati in una passeggiata sulla spiaggia, per abusare della ragazza durante un bagno in mare. La vittima, all’epoca dei fatti diciassettenne, si è costituita parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Maria Chiaravallotti. Il tribunale ha inoltre stabilito un risarcimento di 15mila euro in favore della giovane.

Nel corso del processo, sono emersi dettagli relativi a quella giornata di vacanza. Le due famiglie, quella della vittima e quella dell’imputato, si trovavano insieme in un campeggio a Lido di Dante per un breve soggiorno. Il padre della ragazza ha testimoniato in aula, ricostruendo le dinamiche di quella mattina. Ha raccontato che, mentre lui e la moglie si erano allontanati per una passeggiata, la figlia era rimasta in acqua con lo zio, il quale aveva dichiarato di voler pescare vongole. Al loro ritorno, i genitori avevano notato un cambiamento nell’umore della figlia, che appariva turbata e si era rifiutata di tornare in acqua per il resto della giornata.

Solo successivamente, la ragazza aveva trovato il coraggio di confidarsi e rivelare di essere stata molestata dallo zio. Secondo la sua testimonianza, l’uomo l’avrebbe palpeggiata in diverse parti del corpo, comprese le zone intime. La denuncia ha inevitabilmente portato a una frattura all’interno delle due famiglie.

L’imputato, difeso dall’avvocato Carlo Raffaglio, ha negato con forza le accuse. La strategia difensiva si è basata sulla presunta inverosimiglianza del racconto della nipote, sostenendo che un uomo non avrebbe mai commesso un simile gesto in presenza di altri parenti e rischiando di essere visto. L’avvocato Raffaglio ha insistito sul fatto che le accuse si fondavano esclusivamente sulle dichiarazioni della ragazza e che non vi fossero altre prove a sostegno.

Durante il dibattimento, il pubblico ministero Francesco Coco ha sostenuto l’impianto accusatorio, presentando elementi a carico dell’imputato. Il padre della vittima ha inoltre riferito in aula di un episodio passato, in cui il nonno aveva raccomandato di non lasciare mai sola la nipote con lo zio. Questo dettaglio ha aggiunto un ulteriore elemento al quadro probatorio.

La sentenza emessa dal Tribunale Collegiale di Ravenna è risultata più severa rispetto alla richiesta della pubblica accusa, sottolineando la gravità delle accuse e la delicatezza della materia trattata.

l. p.