Nave italiana attaccata in Messico dai pirati. "Pensavo, ora mi uccidono"

Il drammatico racconto di Andrea Di Palma, il marittimo di Punta Marina colpito da un proiettile alle gambe: "Le urla, poi quelle persone a volto coperto verso di me"

Andrea Di Palma, ravennate, e la nave Remas

Andrea Di Palma, ravennate, e la nave Remas

Ravenna, 13 novembre 2019 - Ha temuto il peggio. Invece uno dei banditi, con la pistola in mano, lo ha aiutato a tamponare una ferita alla gamba, con una pallottola passata a un centimetro dall’arteria femorale. «Sì, temevo che fossero entrati per finirmi, invece mi hanno aiutato a fermare l’emorragia», dice Andrea Di Palma, uno dei due marittimi rimasti feriti (l’altro è Vincenzo Grosso, di Molfetta) durante l’assalto dei pirati alla nave Remas della Micoperi, nel Golfo del Messico. Andrea, soprannominato ‘Coco’, è uno di famiglia in casa dell’amministratore delegato della società ravennate, Silvio Bartolotti. Ha 42 anni, la stessa età di Claudio Bartolotti, vice presidente della Micoperi, e sono stati compagni d’infanzia. Tuttora si frequentano con le rispettive famiglie. Quando, con Silvio Bartolotti, raggiungiamo al telefono Di Palma, in Italia sono le 14, circa le 7 del mattino in Messico.

«Sono stato colpito a entrambe le gambe» racconta. «Ora le ferite cominciano a farmi un po’ male, ma non quanto mi sarei aspettato». Andrea racconta cosa è accaduto nella serata di lunedì, quando in Italia erano le 3 di ieri mattina. «Era l’imbrunire, io mi trovavo in una saletta. Ho sentito delle urla e ho aperto la porta. Ho visto tre persone a volto coperto che correvano verso di me. Ho capito subito che eravamo in una situazione di emergenza, ho richiuso la porta e stavo pensando a cosa fare. Dal corridoio è partito un colpo di pistola che ha bucato la porta, mi ha trapassato la gamba destra e si è conficcato nella sinistra. Mi sono ritrovato in una pozza di sangue. Per fortuna il colpo è stato sparato verso il basso, altrimenti a quest’ora non sarei a raccontare questo episodio».

Di Palma si ritrova a terra, con il suo sangue tutto attorno. «Ho subito pensato che sarebbero entrati per finirmi – spiega ancora – perché in quelle circostanze non puoi pensare diversamente». Invece, hanno notato l’uomo in una pozza di sangue e sono scappati. «Uno di loro, prima della fuga, mi ha legato uno straccio attorno a una gamba, come fosse un laccio emostatico». I medici gli hanno detto che il proiettile è passato a un centimetro da entrambe le arterie femorali: «Sono stato fortunato. Ancora non si è deciso se e dove sarò operato».

A Ciudad del Carmen è atteso Fabio Bartolotti, che ha lasciato la sede della Micoperi a Città del Messico per raggiungere la località dove è attraccata la nave. «Lo so, me lo ha detto Silvio. Hanno molta premura per me. Non so però cosa decideranno. Se verrò curato qui a Ciudad del Carmen o se mi trasferiranno a Città del Messico che, comunque, dista parecchio da qui».