REDAZIONE RAVENNA

"Non è un reato". Saluti fascisti, nessun processo. Imputati scagionati

Il giudice di Ravenna ha pronunciato un "non doversi procedere". La soddisfazione delle difese, l’amarezza della consulta antifascista.

Il contesto è lo stesso: la commemorazione dell’anniversario della morte del gerarca Ettore Muti. Uno esulta: "Un momento storico della giustizia e del diritto". L’altro si dice "interdetto e amareggiato". L’avvocato Francesco Minutillo del resto è il legale uno dei due imputati. E l’avvocato Andrea Maestri è il legale della consulta antifascista provinciale, organo presieduto da Carlo Boldrini, figlio del comandante partigiano Arrigo ’Bulow’ Boldrini. A dividerli, tra le altre cose, la pronuncia del giudice Antonella Guidomei la quale nel primo pomeriggio di ieri, dopo più di un’ora di camera di consiglio, al termine dell’udienza predibattimentale ha disposto il non doversi procedere perché non ci sono sufficienti elementi per sostenere l’accusa in giudizio. Novanta i giorni per il deposito delle motivazioni.

Decisione di segno analogo era stata pronunciata a fine maggio a Milano per due ultras bianconeri che nell’ottobre 2022 poco prima di Milan-Juve avevano intonato il canto fascista ’Me ne frego’. Quella di Ravenna potrebbe dunque essere una delle prime applicazioni in Italia della specifica pronuncia della Cassazione a Sezioni Unite proprio sul saluto romano.

In particolare, come ricapitolato da Minutillo, il faentino Mirco Santarelli, responsabile in passato degli Arditi (sezione di Ravenna) e Domenico Morosini, patron del museo Casa dei Ricordi di Villa Carpena di Forlì, erano accusati di avere violato la legge Mancino in occasione della commemorazione del gerarca fascista Muti svoltasi di fronte al cimitero il 23 agosto 2020 con tanto di rito del ’presente’ e saluti romani. Il tribunale – ha commentato un soddisfatto Minutillo – "ha applicato i criteri dettati dalle Sezioni Unite e ha prosciolto gli imputati da ogni accusa. Il diritto a commemorare i nostri martiri e defunti seguendo il rito fascista, compie dunque oggi un deciso passo in avanti", ha proseguito Minutillo peraltro autore del libro ’Anche i fascisti hanno diritti’. "Siamo riusciti a non andare neppure a processo: la procura aveva già abbandonato l’ipotesi della legge Scelba e aveva insistito solo per la Mancino reputando che il saluto romano all’interno del rito del ’presente’ costituisse simbologia del partito Fascista tesa a propagandare e diffondere ideologie razziste. Ma per l’integrazione del reato, sarebbe stato necessario dimostrare che l’associazione razzista esisteva ancora nell’attualità". E cioè "qui e oggi: così non è stato. Per lui "un momento di vera commozione, pensando e sperando che sia veramente finita la stagione della persecuzione giudiziaria contro tanti, tantissimi, e in primis il mio assistito, che spesso sono stati trascinati in giudizio solo per avere elevato una preghiera al cielo".

Umore opposto per l’avvocato Maestri: "Attendiamo di leggere le motivazioni di una pronuncia che ci lascia interdetti e amareggiati". E ancora: "Il reato contestato dalla procura è l’articolo 2 legge Mancino, delitto di pericolo presunto che si realizza anche con il saluto romano e la chiamata del presente, che per la Cassazione sono oggettivamente riconducibili al rituale fascista e sono state poste in essere durante la pubblica, reiterata, ostentata esaltazione non di una figura qualunque ma di Muti, squadrista e segretario del Pnf. Chiare le finalità di esaltazione ideologica e di proselitismo". Il legale ha aggiunto: "Osservo, da cittadino e da giurista, che non vorrei crescere i miei figli in un Paese in cui si possa liberamente e impunemente esaltare uno squadrista fascista come Muti, fare la chiamata del presente e il saluto romano".