
Un locale in una foto di repertorio
"Non riusciamo a trovare personale, ci tocca lavorare anche se siamo in pensione e per consentire al personale di riposare dobbiamo stare chiusi un giorno in più". Inizia così lo sfogo di un ristoratore di Riolo Terme, con esperienza trentennale che ha contattato il Carlino per evidenziare il problema della mancanza di personale. Un tema complesso e dalle innumerevoli sfaccettature che sta condizionando da tempo il mercato del lavoro e che in linea generale trova riscontro con quanto affermato anche da Ascom e Confesercenti. "Il tema è sentito e non riguarda solo la Riviera ma anche l’entroterra - afferma per Ascom Francesco Carugati –. Nel territorio romagnolo ci sono quattro istituti alberghieri ma c’è un tasso di dispersione alto sia in cucina sia in sala. Più in generale dopo il periodo Covid le persone hanno fatto scelte differenti maggiormente legate alla qualità della vita rispetto ai benefici economici". Non a caso le difficoltà nel reperire personale sono anche collegate al lavoro su turni, e soprattutto all’indisponibilità nei giorni feriali e festivi. "Noi abbiamo attivato la scuola di cucina Kwak proprio per cercare di stimolare i ragazzi giovani ad avviarsi nel campo della ristorazione qui a Faenza e nelle ultime settimane abbiamo ricevuto almeno tre richieste di ristoratori per mancanza di cuochi". Un altro aspetto significativo riguarda l’avvio di nuove imprese, stante il calo progressivo registrato negli ultimi 10 anni: "I giovani che intendono avviare l’attività imprenditoriale – prosegue Carugati –, sono sempre meno. Molti preferiscono essere dipendenti e più in generale stiamo assistendo a un profondo mutamento del mercato". Secondo Ascom "è un problema che tocca il territorio faentino e non solo, legato alla ristorazione ma in generale a vari settori tra cui anche l’agricoltura e l’edilizia. In città negli ultimi mesi due forni hanno chiuso, ma il problema tocca anche le edicole ed altri settori del commercio fino al ramo impiegatizio", e grava manco a dirlo anche l’alluvione: "sono diversi gli esempi di attività che hanno chiuso definitivamente". Per Chiara Venturi di Confesercenti "il problema è noto e c’era già prima del Covid che però è stato un periodo spartiacque. Chi lavorava nel settore in quel periodo in molti casi si è ricollocato in altre attività o settori. La mancanza di personale la stiamo vivendo in maniera importante in riviera dove molti alberghi hanno fatto a meno del servizio di pensione completa proprio per la mancanza di personale in cucina nonostante statisticamente le posizioni siano piuttosto remunerate". Più in generale "c’è sicuramente difficoltà a reperire personale, e incide la mancanza di ricambio generazionale. Anche sul piano del personale che lavora, con un elevato turn over inevitabilmente si riduce la qualità del servizio. Sono problemi endemici - sottolinea - che riguardano anche le nostre zone". Sul reimpiego l’analisi è netta: "Pesa la burocrazia. Non manca l’intraprendenza ma registriamo un certo timore riguardo agli adempimenti e alle tasse". Secondo una recente analisi di infocamere, su scala nazionale, negli ultimi dieci anni le imprese sono calate di 128mila unità, ma i lavoratori sono aumentati di 2,6 milioni dei quali 532mila nel settore dell’alloggio e della ristorazione.
Damiano Ventura