Bagnacavallo (Ravenna), 21 dicembre 2019 - I loro cellulari, un diario della vittima e un foglio a quadretti trovato dentro al comodino di lei e pieno di appunti. La ricerca degli inquirenti di un eventuale movente, si sta concentrando in particolare su alcuni dei reperti sequestrati dai carabinieri. Per garantismo, lo abbiamo definito ‘eventuale’ perché l’uomo – il 39enne Riccardo Pondi – nell’interrogatorio fiume reso giovedì mattina a poche ore dall’omicidio (foto) della moglie – la 31enne Elisa Bravi –, ha in buona sostanza negato che vi potesse essere stato un movente preciso, riconducendo semmai la colluttazione mortale a una discussione innescatasi da banali motivi e nel breve cresciuta esponenzialmente di livello.
Una ricostruzione forse ritenuta troppo sbrigativa dagli investigatori. Di fatto proprio nell’interrogatorio tenutosi all’interno della caserma di Lugo dell’Arma e alla presenza, tra gli altri, del pm di turno Lucrezia Ciriello e dell’avvocato difensore Francesco Manetti, al 39enne è stato mostrato proprio quel foglio a quadretti. I militari lo hanno trovato durante il primo sopralluogo nella camera da letto della villetta di Glorie di Bagnacavallo dove la 31enne è stata uccisa. E contiene frasi che la donna aveva trascritto con cura: si tratta di messaggi telefonici che l’uomo le aveva mandato qualche settimana addietro – si concentrano in un preciso periodo di ottobre: la metà del mese – e dai quali potrebbe percepirsi una certa gelosia del 39enne nei confronti della consorte: «Dove sei? Cosa stai facendo? Sei con lui?», le aveva ad esempio scritto.
Certo, la gelosia è condizione pervasiva: interessa praticamente tutte le coppie, pure quelle più affiatate. E magari anche solo il timore che un’amicizia maturata in un contesto di lavoro possa salire di livello, può trasformarsi in richieste insistenti e concentrate senza che però non accada null’altro. In questo caso esiste tuttavia un particolare che potremmo definire quantomeno anomalo: ovvero il fatto che la donna abbia a un certo punto deciso di trascrivere quei messaggi in maniera meticolosa (le annotazioni contengono data e ora); e che abbia poi scelto di custodire il manoscritto nel comodino accanto a lei. Ciò, a primo acchito, restituisce l’idea di una reazione a qualcosa che arreca disagio, vedi l’ossessività che non di rado accompagna le manifestazioni di gelosia. E della preparazione a scelte decise, vedi la separazione dal coniuge.
Va altresì notato che il manoscritto si esaurisce oltre un mese e mezzo fa: data che grossomodo coincide con l’inizio degli incontri con un terapeuta di coppia al quale marito e moglie si erano rivolti per ricomporre la crisi che da qualche tempo li interessava. Il 39enne al pm l’ha spiegata così: «Nei nostri cellulari troverete dei messaggi in cui si capisce che ci amavamo, che ci volevamo bene, che volevamo lottare per il nostro rapporto perché eravamo persone determinate e so che ora non sarà possibile, ho rovinato tutto». Non è escluso però che dal diario di lei e dai cellulari, possano invece emergere altri particolari in grado di rispondere alla domanda che gli investigatori si stanno ponendo: in questa vicenda, quale peso potrebbe avere avuto la gelosia?
Aggiornamento Il marito in silenzio davanti al gip