Parco eolico e fotovoltaico. Lega: "Più danni che benefici"

Il Carroccio boccia il progetto Agnes: "Investimeno di 2 miliardi sostenuto non si sa da chi" .

Parco eolico e fotovoltaico. Lega: "Più danni che benefici"

Parco eolico e fotovoltaico. Lega: "Più danni che benefici"

Il parco eolico e fotovoltaico al largo di Ravenna porterebbe "solo un aumento dell’1,6% delle energie rinnovabili" in Emilia-Romagna, a fronte però di "danni all’ambiente e al settore ittico". Il progetto peraltro vale due miliardi di euro, un investimento che però ad oggi non è chiaro da chi verrà sostenuto. Perché la società chiamata a realizzarlo avrebbe "un capitale sociale di 10.000 euro". Ad affermarlo sono i consiglieri regionali della Lega Andrea Liverani e Stefano Bargi, quest’ultimo candidato alle europee, che chiamano in causa la Giunta Bonaccini per far luce sul progetto.

"L’obiettivo è installare nell’offshore ravennate due parchi eolici a oltre 12 miglia dalla costa per 600 MW complessivi – ricordano gli esponenti leghisti – a cui si aggiungeranno 100 MW tramite un impianto solare galleggiante". L’investimento complessivo è di "quasi due miliardi di euro – segnalano Bargi e Liverani –, ma al momento della presentazione della domanda per l’avvio della valutazione d’impatto ambientale, la Agnes srl presentava un capitale sociale di poco più di 10.000 euro, ponendo seri dubbi sulla capacità realizzativa del progetto".

Alla Agnes si sarebbe poi affiancata la società danese Ramboll, "in attesa del Decreto europeo Fer 2 che prevede incentivi per la produzione di energie rinnovabili". Gli impianti, affermano i leghisti, "produrrebbero per l’intera Emilia-Romagna un aumento solo dell’1,6% sul consumo finale lordo di energie rinnovabili". Alla Regione il Carroccio chiede dunque di chiarire "i reali benefici della loro realizzazione e se non li ritenga troppo marginali rispetto all’impatto ambientale ed economico che rischiano di causare, in particolare rispetto ai danni alle attività di pesca". Proprio i rappresentanti del comparto ittico, ricordano Bargi e Liverani, "hanno inviato osservazioni al ministero dell’Ambiente partendo dalla considerazione che, con oltre 2.300 imprese nella pesca e acquacoltura e con più di 3.000 occupati e addetti, a cui si aggiungono imprese e occupati di un indotto molto importante, il settore rappresenta per la Romagna una componente importante". Ma non è tutto.

Secondo i leghisti, infatti, "l’impianto a terra nell’area portuale tra gli usi ammessi non prevede le stazioni elettriche di trasformazione né gli impianti di accumulo, come peraltro non sarebbe prevista la produzione e la distribuzione di idrogeno verde. Gli impianti previsti comporterebbero un considerevole aumento del rischio di incidente rilevante in un’area già di per sé fortemente a rischio e perciò esclusa dallo strumento urbanistico vigente".