Poggiali, farmaci spariti "Non c’entro, ma li pago"

Si è aperto il processo per peculato contro l’ex infermiera e una familiare. La difesa, per motivi strategici, ha depositato un piccolo risarcimento

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È iniziato ieri mattina il processo che vede l’ex infermiera dell’ospedale di Lugo, Daniela Poggiali, accusata assieme a una familiare 53enne per aver sottratto farmaci da una casa di riposo di Alfonsine dove quest’ultima lavorava come operatrice socio sanitaria per conto di una coopertiva. Entrambe rispondono di concorso in peculato in quanto, secondo l’accusa, la parente 53enne, su insistenza di Daniela Poggiali, tra settembre e dicembre 2020 avrebbe sottratto diverso materiale presso la struttura, accreditata al servizio sanitario nazionale. A chiedere il rinvio a giudizio delle due è stato il pm Angela Scorza. La difesa (l’ex infermiera è tutelata dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera e la 53enne dai colleghi Alessandro Gamberini e Alice Rondinini) aveva invece chiesto il non luogo a procedere sostenendo tra le altre cose di avere risarcito alla cooperativa ogni tipo di danno quantificato in 100 euro circa di farmaci e altre voci per un totale di 400 euro.

Un risarcimento già concordato con le parti – l’Ausl e la cooperativa - e che ieri le difese hanno messo nero su bianco, più che altro con finalità strategica. Pur ritenendosi estranea dall’accusa, Poggiali ha inteso in questo modo tacitare eventuali pretese dell’Ausl e della cooperativa, escludendo quindi la loro partecipazione dal processo come parti civili. Il processo vero e proprio, davanti al tribunale in composizione collegiale, entrerà nel vivo a fine marzo con l’audizione dei primi testimoni. L’indagine era partita quando alla vigilia del Natale del 2020 gli inquirenti erano andati a casa della ex infermiera Poggiali per notificarle la custodia cautelare in carcere scattata dopo la condanna in primo grado a 30 anni di reclusione per la morte di un paziente, il 94enne di Conselice Massimo Montanari (l’ex infermiera era stata poi assolta e scarcerata in appello nell’ottobre 2021, con assoluzione passata in giudicato a marzo). Come

di prassi, il cellulare era stato passato al setaccio: e da alcuni

messaggi si era innescato il nuovo filone investigativo. Per la procura, il quadro probatorio aveva assunto maggiore consistenza al termine di una perquisizione nella quale erano stati sequestrati medicinali soggetti

a prescrizione e dispensati dal ssn, prodotti medicali e presidi medici. Il tipo di reato contestato – il peculato – nasce dall’inquadramento giuridico-professionale dato alla 53enne: in quanto oss per una struttura convenzionata con il ssn, secondo l’accusa è un’incaricata di pubblico servizio. L’ex infermiera di conseguenza è stata assorbita in concorso nell’imputazione.